Tra gli ospiti che hanno calcato il palco del Wired Next Fest alla Fabbrica del Vapore di Milano anche Priscilla. L’attrice, attivista e drag queen italiana più famosa al mondo è protagonista del panel Siamo fatti così accanto a Joseph Naklè, attivista e inventore di Peacox Basket Milano, la prima squadra di pallacanestro italiana totalmente inclusiva e aperta a tutti gli atleti senza discriminazioni di genere, etnia o religione.
Priscilla è anche la conduttrice di Drag Race Italia, che riprende il format del fortunato reality show di RuPaul negli Stati Uniti. Sul ruolo del programma, che il 20 ottobre ritorna con la nuova stagione, per la rappresentazione delle drag queen nel nostro paese, Priscilla racconta: “Quando mi hanno comunicato che Drag Race sarebbe arrivato in Italia non ci credevo, perché pensavo che i tempi non fossero ancora maturi. Invece lo erano. Anzi, la messa in onda della prima stagione è arrivata poco dopo l’affossamento del ddl Zan al Senato. Quella è stata una chiara risposta – spiega la performer –. È importante avere questo tipo di programma. Non è solo paillettes, lustrini, make-up e piume. Drag Race Italia è storie di vita. Le vere protagoniste non siamo io o i giudici ma le concorrenti, che mettono a disposizione il loro vissuto, attraverso il quale ci fanno capire cose importanti. Non sempre sono storie positive. Persone cacciate di case per la loro omosessualità, allontanate dal loro ambiente di lavoro. È importante raccontare questo tipo di realtà in televisione e renderle fruibili al grande pubblico”.
“Per quanto riguarda l’arte drag in particolare, era ora che si desse al pubblico la giusta immagine delle drag, che in televisione sono sempre state ridicolizzate, macchiettizzate e sessualizzate in programmi trash. Non era giusto, perché in realtà quella drag è un’arte, e come ogni forma d’arte non ha stereotipi, limiti, confini o identità di genere. Attraverso Drag Race riusciamo finalmente a dare al pubblico queste giuste informazioni. Io ho vissuto e lavorato sempre all’estero, mi sono allontanata dall’Italia perché mi stava stretto il panorama drag italiano. L’idea che le drag dovessero esibirsi solo in locali underground per un pubblico gay mi andava stretta – prosegue Priscilla –. Ma il messaggio sbagliato arrivava dalla stesse drag. Siamo noi le prime ad avere la responsabilità del messaggio che mandiamo. Il pubblico recepisce quello che noi vogliamo che recepisca. Per cui quando mi è arrivata la richiesta di condurre Drag Race Italia mi sono detta che era l’occasione giusta per tornare in Italia e fare un po’ di chiarezza”.
Il percorso di Priscilla verso l’accettazione di sé, tuttavia, non è stato in discesa. “Tutti pensano che drag significhi mascherarsi, nascondersi. Vi posso garantire che è l’esatto contrario. Tutto quello che voi vedete è soltanto lo strumento per tirare fuori quello che io ho dentro: la mia parte femminile, che io ho imparato a conoscere, ho accettato e con la quale oggi convivo serenamente – confessa l’artista –. Io ero uno di quelli omosessuali che condannavano il gay pride, che lo considerava una carnevalata, perché non ero capace di accettare le sfumature e quello che metteva in discussione le mie certezze. Priscilla mi ha messo di fronte alla mia omofobia interiorizzata e me l’ha fatta affrontare. E oggi sono una di quelle che dice che noi il diritto di sfilare con il culo di fuori ce lo siamo guadagnati”.
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di www.wired.it 2022-10-09 19:41:45 ,