La notizia ha lasciato di stucco il pubblico della serialità italiana: Prime Video ha cancellato Prisma. Ad annunciarlo è lo stesso regista e showrunner Ludovico Bessegato, il quale ha dichiarato in un video che la sua serie, che aveva fatto il suo debutto nel 2022 ed era tornata con nuovi episodi nel 2024, non andrà oltre la seconda stagione. Bessegato (che aveva ideato la serie con Alice Urciuolo) non ha nascosto la sorpresa e il disappunto nei confronti della decisione della piattaforma streaming, affermando di non conoscere precisamente i dati di ascolto del secondo ciclo di episodi ma di essere certo che l’acclamazione e l’eco ottenuta dalla seconda stagione fosse stata addirittura maggiore della prima. “Probabilmente sì, è andata bene, ma non è andata abbastanza bene da giustificare il costo di un rinnovo” ha dichiarato ammettendo poi che “la sensazione è che siano cambiate proprio le policy delle piattaforme negli ultimi due anni“.
Il rammarico di Bessegato è che Prisma fosse, oltre un progetto che ha curato personalmente con grande impegno e due anni di interviste con giovani queer, “una serie che che parla di argomenti che di consueto non trovano spazio in altri prodotti”. La stessa convinzione è condivisa da molti fan della produzione e non solo, che subito si sono affrettati a manifestare vicinanza allo showrunner e anche a tutto il cast, anche in conseguenza del fatto che la seconda stagione era finita senza una vera conclusione delle vicende dei ragazzi protagonisti. Inoltre l’hashtag #SavePrismaLaSerie è balzato in trending su X/Twitter, mentre una petizione è stata lanciata su Change.org per chiedere il proseguo della produzione: “Chiediamo ad Amazon Prime Video di rinnovare Prisma per una terza stagione, affinché possa continuare a fare la differenza e a sfidare gli stereotipi, educando il pubblico su importanti questioni sociali e sulla comunità LGTBQIA+, che altre serie TV evitano“, si legge nell’appello.
La direzione annunciata e la realtà dei fatti
In effetti Prisma è stata una serie pioniera nel trattamento realistico delle identità queer e in generale delle diversità e delle marginalità che popolano gli e le adolescenti di oggi. Le due stagioni diffuse finora sono state un racconto ardito, sperimentale e decisamente straordinario per il panorama italiano, anche a livello estetico e narrativo, trovando un ottimo riscontro anche da parte della critica. La decisione di Prime Video, realtà che negli anni scorsi si è molto promossa nell’ambito della comunicazione Diversity & Inclusion anche grazie a questo titolo, risulta a maggior ragione poco comprensibile se non per mere ragione economiche. Bessegato nel suo video sottolinea come sia chiaro che le piattaforme di streaming in generale ormai privilegino alcuni copioni stereotipati rispetto all'”autenticità” di certe storie. Cita anche il caso di Skam Italia – anche quella da lui curata – che, cancellata dopo tre stagioni, è stata recuperata da Netflix Italia e ha fatto il botto proprio in questa sua “seconda vita”. “Per certe serie ci vuole tempo”, dice Bessegato chiaramente amareggiato, ma anche determinato a raccontare le sue storie per esempio in un suo film di prossima realizzazione. E in fondo lasciando aperta l’ipotesi che Prisma possa in qualche modo prima o poi tornare.
Rimane comunque l’evidenza di una realtà dello streaming radicalmente diverse, e francamente poco comprensibile, rispetto solo a qualche anno fa. Realtà come Netflix, Prime Video e Disney+ avevano al momento del lancio nel nostro paese annunciato ambiziosi progetti sulla serialità locale, sia in termini di budget sia in termini di qualità e innovazione della scrittura. Visti i tempi economicamente duri, però, hanno quasi tutti prontamente tirato i remi in barca, cancellando diversi progetti, mettendone in stand by altrettanti e in generale optando per produzioni molto più “safe”, conservative e in sostanza già viste. Lo slancio d’innovazione è andato presto perduto, anche a detrimento della fedeltà di certe fanbase (alcuni direbbero nicchie) che a certi titoli si sono affezionati. Dispiace ancora di più perché, se spesso ci si riempie la bocca su temi come l’inclusione, i titoli che vengono sacrificati sull’altare dei tagli alle spese sono quasi sempre quelli più rischiosi o controcorrente su questi stessi temi. La cancellazione di Prisma, insomma, non è dimessamente un semplice aggiornamento in un catalogo, piuttosto è la cartina tornasole di un sistema seriale sempre più ripiegato su sé stesso e in attesa di un Godot-pubblico che forse non è mai ancora arrivato.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2024-09-11 15:50:55 ,