L’ex premier contrario alla discesa in campo della segretaria per le Europee
«Di lui mi viene da dire ciò che Flaiano disse di Vincenzo Cardarelli: è il più grande poeta morente».
Era il 2007, e Bertinotti affondò Prodi e il suo governo, già in agonia, con questa frase. In realtà si sbagliava.
Morente non erano affatto né lui né la sua poesia, che continua anzi ad affascinare quel pezzo d’Italia, sempre più piccolo, che di notte sogna l’Ulivo e alla sera si ritrova nei circoli del Pd. Parafrasando Bertinotti-Flaiano, si potrebbe anzi dire che oggi Prodi è il più grande padre nobile vivente.
È ancora e sempre lui quello che chiamano quando bisogna risuscitare qualcuno o qualcosa, quello che indica le virtù del vero «democratico», quello che distilla l’ulivismo in purezza. Anche per mancanza di competitori, ammettiamolo. Di «padri» da quelle parti non ne è rimasto più nessuno. O non ci sono più, come Napolitano, o non sono ritenuti «nobili», vedi D’Alema.
Alla stregua dei piccoli indiani di Agatha Christie, dei dieci segretari del Pd (Veltroni, Franceschini, Bersani, Renzi, Martina, Epifani, Orfini, Zingaretti, Letta, più l’attuale) nove sono inutilizzabili come padri, alcuni perfino come zii acquisiti, e prima che diventi «madre» la Schlein deve vincere qualche elezione. Al massimo c’è rimasto un cugino che ha dovuto emigrare all’estero, e di cui ora si teme il ritorno manco fosse il conte di…
Author: Antonio Polito
Data : 2024-01-13 11:29:33
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