In offerta!

Guerra e darwinismo sociale

Il prezzo originale era: €13,00.Il prezzo attuale è: €12,35.

Descrizione

Price: 13,00€ - 12,35 €
(as of Sep 01, 2024 11:17:29 UTC – Details)



Il volume prende le mosse dalla chiarificazione di un costrutto concettuale: quello del darwinismo sociale. Di questo costrutto rivela l’uso ambiguo e arbitrario da parte di studiosi e ideologi. Usualmente si intende per darwinismo sociale la trasposizione delle idee principali dell’evoluzionismo, in particolare la lotta per l’esistenza e la selezione naturale, nel campo delle scienze sociali e della politica. In genere il ricorso in questi settori, è assai disinvolto e tende a dare per scontato, per il lettore, che il darwinismo sociale sia qualcosa di chiaro e assodato. Così invece non è: al contrario questo costrutto, staccandosi decisamente da qualsiasi intenzione darwiniana, è divenuto lo strumento per giustificare tutto e il contrario di tutto. È stato usato per giustificare le dottrine liberali, quelle nazionalistiche e quelle rivoluzionarie; per sostenere l’eguaglianza e la diversità tra individui e popoli; per fondare la giustizia sociale e la solidarietà ma anche per fondare la competizione e l’egoismo.

Editore ‏ : ‎ Rubbettino (30 novembre 2005)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 254 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8849814585
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8849814583
Peso articolo ‏ : ‎ 330 g

2 recensioni per Guerra e darwinismo sociale

  1. ALFONSO DE FILIPPI

    GUERRA E DARWINISMO SOCIALE
    INTERESSANTE -SUPERFICIALE RIGUARDO AL NAZIONALSOCIALISMO E AL MEIN KAMPF -QUALCHE ERRORE:LANZ VON LIEBENFELS NON SCRISSE LAMA LA

  2. Pempi

    Da leggere
    Questo breve ma ricco testo di Antonello La Vergata è una delle cose migliori che mi sia capitato di leggere di recente su darwinismo e dintorni. Già, è davvero il caso di parlare di “dintorni”.Spiega La Vergata all’inizio del volume che è una prassi piuttosto comune tra gli storici fare riferimento al ‘darwinismo sociale’ come un qualcosa di chiaro e inequivocabile. Tuttavia nel corso del volume si mostra come sotto tale categoria possano essere fatti entrare i credo politici più disparati, di destra o di sinistra, dal pacifismo all’esaltazione della guerra. Questa fagocitosi darwiniana avviene di solito a seguito di letture approssimative e parziali di Darwin – nel migliore dei casi – o più sbrigative adozioni di slogan pseudo-darwiniani che, di fatto, snaturavano il significato metaforico della lotta per l’esistenza, interpretandola in termini di scontro fisico, violenza e sopraffazione piuttosto che in quelli più corretti di successo riproduttivo.La Vergata, che di mestiere fa lo storico, procede dunque a una dettagliata rassegna di queste posizioni, all’interno della quale troviamo nomi di spicco come Spencer, Spengler, Weber, Scheler, Shaw, Freud, William James, Kropotkin, Thomas H. Huxley, R. Fisher, Haeckel, Galton, e perfino Mussolini (sì, proprio lui). Nel far ciò l’autore capovolge una tesi di solito data per scontata, secondo cui Darwin non sarebbe stato un darwinista sociale, mentre i “veri” darwinisti sociali sarebbero stati nient’altro che suoi cattivi interpreti.Ebbene, se per darwinismo sociale intendiamo in generale la trasposizione dei principi della teoria darwiniana nel campo delle scienze sociali e delle idee politiche, è evidente come ciò abbia servito ideologie così diversificate, mantenendo con Darwin un collegamento talmente remoto, che la categoria stessa di ‘darwinista sociale’ perde completamente il suo significato. Quale sarebbe, infatti, l’utilità di un’etichetta che può identificare tanto una cosa quanto il suo opposto? Tanto vale abbandonarla, dunque, limitandoci ad affermare (molto banalmente) che l’unico autentico darwinista sociale sia stato Darwin.La Vergata non ha timore, giustamente, di fare i conti con alcune ambiguità presenti negli scritti darwiniani. Anche il naturalista era infatti vittima di quei pregiudizi ‘endemici’ all’interno della cultura dell’Ottocento, specialmente in un paese con ambizioni imperialistiche come l’Inghilterra. Così Darwin, mentre da un lato descriveva il senso morale come l’attributo più nobile dell’umanità, dall’altro sottolineava il pericolo che alcune misure ‘contro-selettive’ (la medicina, l’assistenza ai deboli, ecc.) potevano comportare per la “salute” della specie. La Vergata ci lascia in quest’ambiguità. Personalmente, non sono d’accordo, e penso che, leggendo complessivamente l’opera di Darwin, a risaltare in maggior misura sia piuttosto l’aspetto della simpatia, della socialità e della cooperazione.La tesi fondamentale del testo resta comunque un’altra: qualsiasi fautore della guerra, della lotta tra le razze e della superiorità di una certa razza o popolo sugli altri, qualsiasi credo imperialista, militarista, razzista o quant’altro, avrebbe potuto tranquillamente sostenere le proprie tesi anche se non ci fosse stato Darwin: «I concetti darwiniani, non di rado semplificati e distorti, servirono, per lo più, a dare nuova veste a vecchi ragionamenti, in questo come in altri casi» (p. 215).

Aggiungi una recensione