Il mare non bagna Napoli (Gli Adelphi Vol. 329)

4,99

Descrizione

Il mare non bagna Napoli (Gli Adelphi Vol. 329)
Price: 4,99€
(as of Sep 13, 2024 18:02:52 UTC – Details)



Al suo primo apparire, nel 1953, “Il mare non bagna Napoli” sembrò a molti inserirsi in quel filone che allora e dopo venne chiamato «neorealismo». Era tutt’altra cosa. Nato dall’incontro della scrittrice con quella città – che era e non era la sua – uscita in pezzi dalla guerra (un incontro che fu insieme un congedo: a Napoli la Ortese non tornerà, in seguito, praticamente mai), il libro è la cronaca di uno spaesamento. La città ferita e lacera diventa infatti uno schermo sul quale l’autrice proietta ciò che lei stessa definisce la propria «nevrosi»: una nevrosi metafisica, una impossibilità di accettare il reale e la sua oscura sostanza, la cecità del vivere, un orrore del tempo che ogni cosa corrode e divora – e insieme il riconoscimento del «cupo incanto» della città, del mondo. Tutto il libro, con la sua scrittura «febbrile e allucinata» e al tempo stesso rigorosissima, è un grido contro questo orrore, da cui lo sguardo – come quello della bambina Eugenia il giorno in cui mette gli occhiali, nel primo, indimenticabile racconto – vorrebbe potersi distogliere: e non può.
La presente edizione è accompagnata da due testi del tutto nuovi e preziosi, scritti dall’autrice ripensando questo suo libro: per il lettore saranno la guida più sicura.

ASIN ‏ : ‎ B00L81YHR2
Editore ‏ : ‎ Adelphi (25 giugno 2014)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Dimensioni file ‏ : ‎ 561 KB
Da testo a voce ‏ : ‎ Abilitato
Screen Reader ‏ : ‎ Supportato
Miglioramenti tipografici ‏ : ‎ Abilitato
Word Wise ‏ : ‎ Non abilitato
Memo ‏ : ‎ Su Kindle Scribe
Lunghezza opuscolo ‏ : ‎ 108 pagine

9 recensioni per Il mare non bagna Napoli (Gli Adelphi Vol. 329)

  1. Claudio

    Senza scampo
    L’Ortese è una scrittrice che straripa e non lascia scampo al lettore; precipita chi, fin dalle prime pagine, si lascia travolgere e lascia salvo chi – anche riconoscendole talento – si aggrappa a qualche sua forma di speranza per evitarla. Ti imprigiona nel magma, perché la sua è una gabbia in movimento messa su con parole vive e luminose, ma pur sempre una gabbia dove queste parole sono espressione di delirio e di angoscia.Soprattutto la Ortese può essere odiata, e anche invidiata per lo stile, cioè per la facilità di scrivere quello che scrive, per la facilità con cui sembra raggiungere la propria perfezione in un vortice. E per il suo realismo caustico, un realismo in fiamme, infernale.Dunque c’è la sua ironia: pervasiva, feroce, grottesca, espressa con evidenza o, peggio, microscopica, nascosta nelle virgole, quella forma che colpisce con un leggero ritardo – la forma di ironia più impietosa.Ricorda Gogol, Maupassant, Celine, Dostoevskij; ma anche Lautremont, Schwob, Sologub.Tuttavia il suo realismo non somiglia a nulla, tanto meno nella letteratura italiana del novecento; e non è una fedele descrizione, ma un’allucinazione che macina il reale, senza distinzioni e senza fare sconti. Perfino autodistruttiva, in questo.La sua ottica è un assoluto di meraviglia. Ma nel momento in cui è compiuta o percepita, risulta allo stesso tempo desolante, e mette in moto un senso di colpa personalissimo di cui la letteratura contemporanea italiana non si è mai curata.Così è nel racconto più controverso della raccolta, Il silenzio della ragione, dove il fiume caustico dai piani bassi raggiunge quelli medi, quelli alti: non tanto e non solo per il livello di classe sociale, quanto per la localizzazione fisica, dai piedi del popolo lerci e putridi alla testa dell’intellettuale, altrettanto sporca e imbrattata di false speranze. O di speranze cieche della propria miseria.

  2. Laura

    O si ama o si odia
    Secondo me un libro che o si ama o si odia, nel suo essere diretto e a volte brutale. Ti spiaccica in faccia una realtà nuda e cruda che non tutti apprezzano. Ma è pur sempre una verità oggettiva. Io l’ho apprezzato, forse perché letto in un gruppo di lettura, quindi letto e riletto e molto discusso. Una lettura individuale e non a voce alta non avrebbe dato lo stesso risultato probabilmente…

  3. Diana

    note sul romanzo
    E’ un viaggio nella coscienza critica di Napoli che si divide in due parti vissuta in prima persona la prima parte, mediata dall’incontro con intellettuali napoletani la seconda.I racconti della prima parte sono molto belli soprattutto la descrizione della visita al quartiere dei Granili, una vera discesa agli inferi dove emerge un’umanità degradata che si riversa nei vicoli; si ha la sensazione di una corruzione della natura umana in cui la “ragione” non trova spazio. Nella seconda parte l’autrice descrive gli incontri con i principali intellettuali napoletani del dopoguerra che appaiono prigionieri del loro destino e sembrano emergere dalle brume di una città irreale. La lettura è consigliata

  4. Creodoro

    una scoperta
    Da tempo mi ripromettevo di leggere questo libro. Non sapevo cosa mi attendeva. Consapevolezza che si incorona d’una lingua sospesa tra la semplicità e la sorpresa, aggettivazione sbalorditiva, accostamenti sorprendenti. Il tutto per dire perfettamente che nulla è come pretende il luogo comune. Il mare davvero non bagna Napoli. Opera straordinaria, come solo l’acume femminile può concepire

  5. Domenico

    Consegna veloce.
    Consegna veloce e libro intatto.Mi piace.

  6. Cliente Amazon

    Consigliato
    Da leggere…l autrice ha un modo particolare di scrivere e riesce a farti immergere nella lettura

  7. Cliente Amazon

    il mare
    tutto perfetto come al solito

  8. Fabio

    libro “strano”
    Non riesco a inquadrare bene questo libro. E’ una raccolta di quadri di vita napoletani sostanzialmente diviso in due parti: nella prima si evidenzia molto la situazione del “popolo” in quegli anni, la povertà e la società; nella seconda è un viaggio di incontro con alcuni intellettuali dell’epoca.Le due parti sono quindi senza apparente collegamento e ho trovato più interessante la prima, mentre la seconda abbastanza noiosa, forse perché troppo distante temporalmente da noi e per i tipi di conversazione che si svolgono in quest’ultima.Si ricavano comunque alcune impressioni interessanti della Napoli dell’epoca quindi non mi sento di bocciarlo totalmente.

  9. Serena Luce

    Troppo compiaciuto nelle descrizioni di miserie e deformazioni varie. Pesante e oppressivo. L’ho preso e mollato a diverse riprese, ma non son riuscita mai a continuare fino in fondo.

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