Intellettuali e fascismo. Il “caso” Calabria Fascismo

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Intellettuali e fascismo. Il “caso” Calabria Fascismo
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(as of Sep 27, 2023 14:00:14 UTC – Details)


Quanto avvenne nel rapporto tra intellettuali e regime fascista costituisce uno dei buchi neri della storia contemporanea. Non pochi docenti universitari, economisti, filosofi, storici, giornalisti, narratori, per convinzione, per opportunismo, per quieto vivere, si fecero propagandisti del fascismo in posizione di subordinazione. Dopo la Liberazione si è rimosso tutto. Scienziati autarchici, giuristi che hanno costruito l’impalcatura del regime hanno trovato spazio nelle fila dei partiti del Cln, partito comunista in prima istanza, rifacendosi una verginità antifascista. Il Meridione è paradigma di questo deprecabile comportamento: una vasta area di grandi intellettuali meridionali, che dialogava alla pari con la più avanzata cultura europea, fornì il collante tra la debole società civile e sociale del Sud e il regime fascista, mortificando la funzione e la responsabilità collettiva del proprio ruolo di artefice e guida del processo storico di cambiamento del Mezzogiorno e del Paese.
“È da domandarsi – scrisse Antonio Gramsci – se la Calabria abbia avuto (…) una funzione nazionale rappresentativa, e in genere se la provincia italiana abbia avuto una funzione progressiva, o qualunque altra, nel dirigere un qualsiasi movimento del paese nel selezionare i dirigenti, nel rinfrescare l’ambiente chiuso e corrotto dei centri di vita nazionale. La provincia era in realtà (come dirigenti) molto più corrotta del centro e i provinciali hanno apportato una nuova corruzione”.
a Calabria, angolo prospettico straordinario, nella prima metà del Novecento partecipò alla formazione delle strutture del Paese, con un impegno mai più registrato nella sua storia, schierando una classe di intellettuali di rilievo internazionale che si piegò ai voleri del Duce e della dittatura. La documentazione acquisita dagli Alleati per epurare la cultura italiana, più che i singoli intellettuali, ci permette, oggi, di ricostruire una mappa chiara dei finanziamenti del Minculpop attraverso i quali il regime comprò il “consenso” tenendo alla corda – o meglio alla mangiatoia – migliaia di intellettuali del Paese che vendettero le proprie capacità per sostenere l’idea propagandistica del regime imbavagliando le istanze di libertà.

Rocco Lentini (Rizziconi, 1952), storico e giornalista, si occupa di movimenti politici e sindacali, antifascismo meridionale, guerra di Liberazione in Italia. Presidente dell’Istituto “U. Arcuri” per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea in provincia di Reggio Calabria (rete dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri), dal 1999 ha fondato, e dirige, la rivista di studi storici Sud Contemporaneo. Tra i suoi ultimi lavori: Il labirinto e il filo. I Costituenti Calabresi, Città del Sole, 2018; AA.VV., Da “non garantiti” a precari. Il movimento del ’77 e la crisi del lavoro nell’Italia postfordista (a cura di Domenico Guzzo), FrancoAngeli, 2019; l’Utopia di un intellettuale. Giuseppe Valarioti (Rosarno, 1950 – Nicotera, 1980), Città del Sole, 2020. Sulla vicenda Valarioti ha collaborato con la Rai alla realizzazione del documentario Rosarno Blues di Fabrizio Marini per la regia di Ai Nagasawa. Nel 2020 ha vinto il Premio “Acqui storia edito e inedito” con il presente volume Intellettuali e fascismo. Il caso Calabria.

Editore ‏ : ‎ De Ferrari (1 settembre 2023)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 204 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8855032410
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8855032414
Peso articolo ‏ : ‎ 340 g
Dimensioni ‏ : ‎ 16.99 x 1.17 x 24 cm

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