Profughi dall’Ucraina, il 60% chiede i 300 euro

Profughi dall’Ucraina, il 60% chiede i 300 euro

Profughi dall’Ucraina, il 60% chiede i 300 euro



L’accoglienza diffusa

Nelle scorse settimane sono state siglate le poche convenzioni sottoscritte con gli enti del Terzo settore (nove su 20), necessarie perché le organizzazioni possano attivare l’accoglienza e ricevere i contributi.

I ritardi sono dovuti ai passaggi burocratici e all’abbondante documentazione richiesta alle organizzazioni. Le convenzioni già firmate riguardano 5.219 posti dei 17mila messi a disposizione dagli enti del Terzo settore che hanno risposto all’avviso della Protezione civile, e che sono scesi a 13.197 dopo il congelamento delle quattro proposte provenienti da Sicilia, Calabria e Basilicata, perché in queste Regioni non ci sono rifugiati accolti in albergo. Il primo obiettivo è infatti spostare i rifugiati accolti negli alberghi, dove la spesa statale è di circa 60-70 euro al giorno per ogni profugo: quasi il doppio rispetto al contributo di 33 euro al giorno previsto per le organizzazioni del Terzo settore, che comprende anche i servizi di assistenza (fino all’inserimento scolastico e lavorativo).

«I ritardi sono stati causati da una mole di controlli legittimi, ma che mal si conciliano con l’emergenza», dice Oliviero Forti, responsabile politiche migratorie della Caritas italiana che ha firmato una convenzione con la Protezione civile per 1.489 posti. Molto tempo lo hanno richiesto anche le intese di di partenariato con i Comuni. «L’accoglienza avverrà in 28 diocesi – aggiunge Forti – e per ciascuna servono tante intese quanti sono i Comuni dove si trovano gli alloggi».

Il Terzo settore, attivo nell’accoglienza fin dall’inizio, ha quindi per ora attinto a fondi propri. Caritas Italiana è arrivata a ospitare fino a 10mila persone in strutture diocesane, enti religiosi e, in misura minore, famiglie. «Abbiamo dato fondo alle nostre risorse ma siamo in difficoltà», spiega Fabiana Musicco, direttrice di Welcome Refugees, che oggi ospita in famiglia circa 240 profughi. «Erano circa 340 – continua – ma alcuni sono rientrati in Ucraina e altri si sono spostati in Paesi dove riescono a trovare lavori con retribuzioni adeguate al costo della vita e una rete di servizi che permetta alle madri di lavorare. Abbiamo messo a disposizione della Protezione civile altri 900 posti, ma i ritardi stanno creando molta delusione».

Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci e coordinatore del Tavolo asilo e immigrazione, lancia un altro allarme: «Abbiamo firmato la convenzione il 4 agosto (1.459 posti) e i trasferimenti sono partiti nel mezzo delle ferie. I ritardi stanno però inducendo sia le famiglie che si erano candidate a ospitare ucraini, sia i Comuni, a non andare avanti su questo percorso».



Source link

Previous i padroni avevano lanciato un appello social

Leave Your Comment