Il leader di Azione annuncia l’ingresso delle ex ministre di Fi. Il coordinatore azzurro: «Se non riesce a farsi un partito, non pensi di farlo a spese nostre»
L’afa secca la gola ma non la lingua di Carlo Calenda: «Si dice che la destra vince? Ma de chè! Meloni e Salvini non vinceranno». Nella sala della stampa estera il leader di Azione venerdì pomeriggio è arrivato per presentare le sue due entrate illustri: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Le due ministre hanno lasciato Forza Italia per finire nelle braccia di Calenda, e facendosi aria con ventagli improvvisati continueranno a ripetere quanto la scelta sia stata «sofferta e dolorosa» ma inevitabile, dopo la caduta del governo Draghi provocata anche dal loro partito. E la Carfagna lancia una stoccata: «Qui in Azione nessuno tramerà mai con la Russia». Calenda è un fiume in piena, attacca la destra su ogni fronte e in ogni modo («Li rispediremo dove devono stare: tra gli impresentabili»), mentre ragiona sull’«alleanza tecnica» con il Pd per la quale dovrebbe sciogliere la riserva già oggi, al più tardi domani.
Un’alleanza per la quale il leader di Azione non digerisce la presenza di Luigi Di Maio e auspica invece l’entrata di Matteo Renzi. E Giovanni Toti? «Tutti sanno che ha già fatto l’alleanza con il centro destra ma per me ha la porta spalancata». Calenda non si esprime pubblicamente sull’eventuale presenza nell’alleanza tecnica della sinistra ecologista, proprio nel giorno in cui il segretario dem Letta ufficializza l’adesione alla lista comune di Articolo 1 di Roberto Speranza e dei socialisti. C’è anche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti che ieri ha fatto sapere che si candiderà alle politiche puntualizzando, tuttavia, che in Regione non rinuncerà al M5s: «La maggioranza va avanti».
Ci si chiede se Gelmini e Carfagna non avranno problemi a candidarsi con il Pd. E la Gelmini risponde decisa: «La mia adesione ad Azione è convinta per portare avanti il suo programma. Il tempo delle contrapposizioni è stato archiviato». Con le sue parole concorda la Carfagna («tutto è cambiato dal 20 luglio») e mentre Calenda annuncia il suo ingresso nella segreteria del partito insieme alla Gelmini,dall’Abruzzo il governatore Marco Marsilio, Fdi, scatena una bufera: «A me spiace che due care amiche come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna facciano quella scelta. Auguri per il loro percorso politico, dopodiché due persone che fino a ieri erano considerate delle poco di buono, frequentatrici di salotti e festini di Arcore oggi sono due nobildonne e due grandi statiste che salvano il mondo e l’Europa e dalla cattiva destra sovranista». Insorge Calenda: «Marsilio Lei dimostra di essere un piccolo troglodita». E «basite per le parole ignobili» si dichiarano, tra gli altri, le due capigruppo del Pd di Camera e Senato Simona Malpezzi e Debora Serracchiani che esprimono la loro solidarietà. In serata Marsilio precisa: «Sono stufo degli attacchi sgangherati e violenti della sinistra. Mariastella Gelmini e Mara Carfagna sono mie amiche. Con Mara Carfagna ho avuto modo di chiarire personalmente le mie parole».
Venerdì alla conferenza stampa non era presente il terzo ministro ex Fi. «Con Renato Brunetta abbiamo una continua interlocuzione», dice però Calenda.Le presenze azzurre suscitano le critiche del coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Che da fuori attacca: «Calenda ha contattato esponenti di Forza Italia promettendo seggi. Se non è in grado di farsi un partito, non può pensare di farlo a spese di Forza Italia». Per tutto il pomeriggio tra i due andrà avanti un rimpallo di battute al vetriolo. Il leader di Azione pungendo Tajani: «Ma alla Nato glielo ha spiegato che ti allei con i filo putiniani?» E Tajani: «Nessun italiano acquisterebbe un’auto usata da Calenda. Io ho servito la Nato vestendo l’uniforme, lui blatera seduto su un divano ai Parioli mentre fa l’assenteista a Bruxelles».
29 luglio 2022 (modifica il 29 luglio 2022 | 23:29)
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Alessandra Arachi , 2022-07-29 21:21:05 ,