Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Nola? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Nola, il clan Russo.
Camorra: il clan più potente della zona di Nola, il clan Russo, la storia
Il clan Russo venne fondato negli anni ‘80 dai fratelli Pasquale, Nola, venerdì 28 febbraio 1947, e Salvatore Russo, Nola, venerdì 27 giugno 1958, quest’ultimo braccio destro e killer del gruppo, originari di San Paolo Bel Sito. Descritti come criminali spietati, i fratelli Russo, riuscirono a realizzare un’importante rete di alleanze con soggetti potenti degli ambienti malavitosi, alcuni dei quali presenti nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia.
La camorra degli anni ‘80
Prima che Raffaele Cutolo, detto ‘o Professore vesuviano, fondasse la Nco, che voleva fuori dalla Campania, siciliani, intesi come appartenenti a Cosa nostra, la mafia marsigliese e ogni altro tipo di mafia che non fosse “camorra pura” e che non lo riconoscesse come unico capo, Mario Fabbrocino, boss dell’omonimo clan, detto ‘o Graunaro e ‘o Professore vesuviano, erano in buoni rapporti. Ma, a seguito della scelta di Raffaele Cutolo di realizzare il suo progetto “Nco”, Mario Fabbrocino ruppe i rapporti, anzi divennne un acerrimo nemico de ‘o Professore.
Venerdì 8 dicembre 1978 il boss Mario Fabbrocino, già da tempo “punciuto”, ovvero affiliato a Cosa nostra, e rappresentante di questa sul territorio campano, inizialmente legato alle famiglie Zaza e Alfieri, referenti di Cosa nostra in Campania, contribuì, insieme a diversi altri clan potenti, tra i quali anche il clan Russo, alla nascita della cosiddetta Onorata fratellanza, o Fratellanza napoletana, proprio per contrastare ‘o Professore e la sua Nco.
L’esercito de ‘o Professore, era cresciuto enormemente, acquisendo un enorme potere, con migliaia di clan sostenitori, affiliati e killer. Inoltre, ‘o Graunaro, conseguentemente alla scelta da parte della famiglia Zaza, di nominare uno dei frattelli Russo, capo zona di Cosa nostra sul territorio di Napoli, il boss Mario Fabbrocino, ne rimase molto adirato, perché fermamente convinto che quel ruolo spettasse a lui, in quanto “punciuto” molto tempo prima e perché molto più anziano.
Da allora, i rapporti con la famiglia Zaza si incrinarono, ma non si interruppero mai completamente, tanto che Fabbrocino sancì un accordo di non belligeranza con gli Zaza. Inizialmente, ‘o Graunaro, per aumentare il suo potere e la sua aspirazione di espansione, insieme ai fratelli Fiore e Luigi D’Avino, e ai fratelli Pasquale e Salvatore Russo, costituì un cartello autonomo che controllava un vasto territorio tra il nolano e il Vesuvio, nei comuni di San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, San Gennarello di Ottaviano, Palma Campania e parte di Terzigno. Poi, un primo accenno di separazione ci fu quando il boss Mario Fabbrocino volendo mirare ad espandersi nel territorio stabiese e fecendo presente i suoi propositi ai fratelli D’Avino e Russo, questi ultimi scelsero di non seguire ‘o Graunaro, aggregandosi definitivamente a Carmine Alfieri, con il quale Mario Fabbrocino, anche con quest’ultimo, aveva un patto di non belligeranza, poiché ambedue avevano lo stesso fine, ovvero, quello di annientare Raffaele Cutolo e la sua Nco.
Diversi clan uniti contro un unico nemico, la Fratellanza napoletana e la guerra con la Nco
Nonostante molti clan di Napoli, delle provincie del napoletano, e altri gruppi presenti in altre zone della Campania, tra clan affiliati a Cosa nostra presenti sul territorio campano, o clan semplicemente contrari alle idee de ‘o Professore, fossero indipendenti e avessero idee e interessi diversi tra di loro, finivano sempre per allearsi per combattere la Nco di Raffaele Cutolo. Proprio per contrastare l’organizzazione criminale realizzata da ‘o Professore vesuviano, composto da un potentissimo esercito, formato da migliaia di affiliati “soldato”, Mario Fabbrocino, insieme ai clan Russo, Zaza, Alfieri, Giuliano ed altri clan molto potenti, costituirono la Fratellanza napoletana. Lo scopo di unirsi, era quello di fare muro alla ferma e radicale “ideologia” di Raffaele Cutolo. Una delle frasi che ‘o Professore vesuviano spesso pronunciava era:
(…) Chi non è con me, è automaticamente contro di me! (…).
Quando la guerra tra la Fratellanza napoletana e la Nco finì, quest’ultima venne sopraffatta e sconfitta, ma quella guerra fece contare migliaia di morti tra vittime innocenti e “soldati” dei clan, che lasciarono sull’asfalto delle città di tutta la nazione, tanto sangue indelebile, con il quale è stato scritto uno dei capitoli più bui e drammatici della storia della camorra e della storia dell’Italia intera.
Dopo il clan Alfieri, il ruolo del clan Russo di San Paolo Bel Sito
Pasquale e Salvatore Russo, erano sempre stati strettamente legati alla famiglia di Carmine e Pasquale Alfieri e alla loro organizzazione criminale, ma conseguentemente ad operazioni anti camorra messe in atto dalle Forze Armate dello Stato ai danni di quest’ultima, alcuni elementi apicali si diedero alla latitanza e molti del gruppo finirono in manette e da lì a poco, ci fu il declino del clan. Tra l’altro, diversi elementi degli Alfieri, anche importanti, scelsero di diventare collaboratori di giustizia. Il clan Russo subentrò alla famiglia Alfieri, acquisendo sempre più potere e prendendo il controllo di gran parte dei territori “ereditati”. Nonostante il clan Russo, ebbe alcuni problemi interni, di natura strutturale, rimase, tuttavia, attivo nei comuni dove aveva sempre comandato.
Dopo gli arresti, collaboratori di Giustizia
Dopo gli arresti degli uomini di spicco di diversi clan storici, molti elementi apicali, compresi molti boss, scelsero di diventare collaboratori di giustizia, dai fratelli Alfieri, ai fratelli D’avino, quest’ultimi capoclan molto uniti con il clan Russo. Queste scelte cambiarono radicalmente gli assetti di molti clan e i confini dei territori d’interesse.
Il clan Russo, gli affari
Sin dalla fondazione, gli affari del clan Russo erano basati sul traffico e lo spaccio di sostanze di stupefacenti, sul traffico di armi, omicidi, estorsioni ai cantieri e alle attività commerciali. Migliorando sempre di più le proprie strategie criminali, iniziarono con i voti di scambio, la gestione dei rifiuti e i rapporti con la politica.
Nel corso del tempo, facendo nuove alleanze, imponendo percentuali, o imponendo partecipazioni dirette di propri “rappresentanti”, soprattutto nelle aziende e società di appaltatori di grandi lavori pubblici, come imprenditori e costruttori, ad esempio, di infrastrutture come stazioni ferroviarie e autostrade, il clan Russo vide crescere esponenzialmente i propri proventi illeciti, arrivando a incassare migliaia di milioni di euro. I fratelli russo iniziarono ad interessarsi sempre di più alle infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche e alla manipolazione delle gare di appalto per i grandi lavori pubblici. E, senza aver mai dimenticato i “metodi camorristici” per incentivare le persone e le aziende a collaborare, il clan Russo continuava ad avere guadagni sempre maggiori e sempre più controllo sulle aree di suo interesse.
Clan Russo, l’operazione dei ”cento”, gli arresti eccellenti e i sequestri dei beni
- Nel maggio del 2007, una retata anticamorra portò all’arresto di cento persone collegate a più clan operanti nel Nolano, tra i quali quello dei Russo. In manette, nel corso dell’operazione, finirono anche Michele Russo, figlio del superboss Salvatore Russo, all’epoca dei fatti ancora latitante.
- Nel marzo del 2008 venne assestato un duro colpo al clan, con l’arresto di tre affiliati, tra i quali Francesco Russo, altro figlio del boss Salvatore Russo, e con il sequestro di beni per 300 milioni di euro.
- Nel dicembre del 2008 vennero tratti in arresto, per estorsione aggravata dal metodo mafioso, Maddalena Lombardi, moglie del boss Salvatore Russo e Domenico Russo, quest’ultimo non legato da vincoli di parentela ai boss dell’organizzazione. I due agivano in qualità di “factotum” del boss Salvatore Russo.
- Sabato 31 ottobre 2009, venne arrestato il boss Salvatore Russo, latitante dal 1994 e tra i 10 più pericolosi criminali italiani. Il giorno seguente, domenica 1 novembre 2023, finì in manette anche il fratello Pasquale Russo, latitante dal 1993.
- Venerdì 30 luglio del 2010, vennero arrestati 10 presunti estorsori e strozzini del clan, tutti notoriamente appartenenti alla malavita locale, accusati di aver posto in essere reiterate condotte estorsive nei confronti di un imprenditore di Saviano.
- Venerdì 13 gennaio 2012, vennero sequestrati 110 milioni di euro al clan dei fratelli Russo. I provvedimenti di sequestri, vennero eseguiti anche in città come Milano, Torino e Firenze, dove vennero sequestrati numerosi documenti bancari, mentre a Roma e Viterbo venne sequestrata una grande azienda agricola. Le Interforze dello Stato misero i sigilli a ville, appartamenti, supermercati e imprese e bloccarono anche numerosi conti correnti intestati a prestanomi.
- Mercoledì 8 agosto 2012, a due soggetti appartenenti al clan Russo, vennero sequestrati beni per un valore di 30 milioni di euro, tra ditte, immobili, autovetture, polizze assicurative, conti correnti bancari e postali e appezzamenti di terreno. Il provvedimento di sequestro venne attuato a carico di un elemento ritenuto vicino al boss Salvatore Russo e di un parente dell’altro boss del clan, Pasquale Russo.
- Nel mese di giugno del 2013, Michele Russo, figlio del boss Salvatore Russo, detenuto dal 2007, venne scarcerato. Nei suoi confronti, venne, però, disposto il divieto di dimora in Campania.
- Lunedì 20 maggio 2019, venne arrestato, unitamente ad altri due soggetti, Antonio Russo, figlio del boss Pasquale Russo, con l’accusa di estorsione aggravata dalle finalità mafiose, commessa in San Paolo Bel Sito.
- Agostino Sangermano, boss dell’omonimo clan, arrestato venerdì 4 novembre 2022, nel corso di un’operazione delle Interforze dello stato coordinata dalla Dda di Napoli.
Relazione Dia
La Dia, nella nuova mappa criminale aggiornata al 2023, pubblicata dal Ministero dell’Interno, che riguarda gli assetti del clan Russo di San Paolo Bel Sito, ha introdotto il clan Sangermano, alleato ed estensione del clan Russo, con a capo Agostino Sangermano, attualmente agli arresti, imparentato con il clan Cava di Quindici, che ha polso ad Avellino, Atripalda e in molte altre aree dell’hinterland irpino.
Conseguentemente agli arresti di diversi boss del clan Russo e dei Sangermano, nuove generazioni di ras delle famiglie hanno preso le redini del comando dell’organizzazione criminale, da definire ormai un vero e proprio cartello. In alleanza con i Sangermano, i cava e altri gruppi dell’Agro nolano, si è potuto verificare una espansione del gruppo dei Russo, ben oltre il nolano e il vesuviano, anzi, si sono accertate che le influenze e le ramificazioni arrivano sino all’avellinese e nell’hinterland irpino. Inoltre il clan Russo è nel pieno di un riassetto e di potenziamento tra San Paolo Bel Sito, Nola, aree del Vesuvio e di Napoli, grazie all’alleanza con il clan Mazzarella di San Giovanni a Teduccio, estensione del clan Zaza, potentissimi gruppi.
Il clan Russo di Nola, oggi
Nonostante i duri colpi assestati dalle Forze dello Stato al clan Russo, quest’ultimo ha dimostrato grande potenziale di ripresa. Una nuova generazione di ras, con nuove alleanze, con i clan Sangermano, clan Cava e clan Mazzarella, estensione degli Zaza, distribuiscono “l’adrenalina” ai fanti, “i pisciazzielli” e la forza per riprendere a pieno ritmo gli affari illeciti e riportare l’umore degli affiliati storici al massimo. Il clan sta attraversando un periodo di riassestamento e nessuno sa sin dove arriverà a spingersi.
Le piazze di spaccio, il traffico di sostanze stupefacenti e di armi, nonché un raggruppamento di sicari esperti sempre pronti all’azione, sono la garanzia del clan Russo. Inoltre, i collegamenti con gli ambienti della politica garantiscono al gruppo protezione “burocratica” e nuove frontiere per gli affari. Il “Sistema” che sono riusciti a creare i nuovi ras è solido e testato, e non solo, la potenza di fuoco del clan Russo è massiccia, non facile da sopraffare.
Ma in zona ci sono altri gruppi antagonisti che aspirano al controllo e all’espansione su quell’area, e nell’aria si sente l’agitazione di un ritorno di fuoco, di un ritorno dell’incubo, quello che per anni ha tenuto sotto la pressa della camorra, attività, commercianti, imprenditori, aziende, amministrazioni comunali e cittadini tutti. Si temono scontri, faide, stese, agguati e morti innocenti. Si sentono già i rombi degli scooter truccati “cavalcati” dalle “paranze re criature”, il fragore degli esplosivi messe alle attività di chi non vuole collaborare, o gli orrori degli agguati, quel rumore, di un unico colpo secco, preciso alla nuca, sparato da un killer professionista che passando a massima velocità su una moto di grossa cilindrata, in un vicolo, o tra la folla, non ti da modo di capire niente, che se alzi lo sguardo puoi solo vedere delle spalle e un casco integrale nero che si allontanano scomparendo nel nulla della città, mentre una vittima cade silenziosa, priva di vita, in una pozza di sangue.
Purtroppo, questi sono gli scenari di quando c’è un cambio di potere, o di quando un clan vuole affermare, o riaffermare il proprio potere, il proprio controllo su un territorio. La speranza è che tutto questo non accada e che le Interforze dello Stato facciano in modo che non accada più. Ma sino ad allora, considerando il riassetto dei Russo, il clan più potente della zona di San Paolo bel Sito di Nola, è il clan Russo.
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di Giuseppe De Micco
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2023-12-08 22:56:03 ,