Possono i videogiochi essere anche politici? Se agli albori questi erano solo puro intrattenimento, con il tempo si sono evoluti sempre più, soprattutto in ambito narrativo, portando alla creazione di storie profonde e d’impatto che affrontano ormai lo stesso spettro di argomenti affrontati da altri medium che hanno molti più anni alle spalle, come il cinema o la letteratura. Come film, libri e musica quindi, anche i videogiochi da ormai molto tempo veicolano messaggi che in alcuni casi possono essere anche fortemente politici.
In questo caso, la definizione di politico è poi molto ampia e può indicare tantissimi argomenti diversi legati a svariati campagna che hanno a che fare con la vita umana. Dunque è chiaro che molti videogiochi risultino avere una componente di questo tipo, anche solamente perché sono stati creati dalla mente umana e quindi influenzati dagli aspetti politici della vita di tutti i giorni, che esistono inevitabilmente per ogni persona. Ci sono stati persino casi in cui dei videogiochi pensati per tutt’altro hanno finito per essere utilizzati anche per scopi politici.
Un esempio è Animal Crossing: New Horizons di Nintendo, uno dei videogiochi probabilmente meno politici esistenti (se escludiamo l’approccio super capitalista di Tom Nook nella gestione dell’isola), che nell’aprile 2020 è diventato suolo virtuale per le proteste di Hong Kong contro il governo cinese. Questo è forse un caso più unico che raro, ma esistono molti videogiochi che parlano di politica in tutte le sue declinazioni e alcuni arrivano persino ad analizzarne le fondamenta, partendo proprio dal sistema elettorale e dalle idee alla base dei partiti.
Come i videogiochi affrontano i temi politici
Oggi è dunque facile trovare videogiochi che affrontano argomenti politici e sociali, spesso anche in modo sottile o non voluto, dato che, come prodotto culturale dei nostri tempi, volenti o nolenti, rispecchiano la società attuale. Ci sono poi dei titoli in cui la componente legata ai temi politici è molto importante o addirittura stazione nel loro complesso.
Un titolo molto sottovalutato, ma che provava a fare qualcosa di diverso rispetto ai soliti sparatutto, era Spec Ops: The Line, uscito nel 2012. Se i vari sparatutto ad ambientazione militare, come i classici Call of Duty, si concentrano maggiormente su un aspetto cinematografico e molto distaccato dalla realtà e dai problemi della guerra, proprio come se fossero dei blockbuster action, Spec Ops invece iniziava come un titolo di questo tipo, ma presto il suo focus cambiava dall’azione alla denuncia degli orrori della guerra, mostrando come il protagonista vivesse sulla sua pelle il trauma del conflitto. Man mano che si avanzava con la storia, la linea di confine tra buoni e cattivi andava pian piano ad assottigliarsi distruggendo ogni certezza.