Succede così, che il giorno prima, tu che non hai mai pensato alla prole e hai brillantemente schivato chi voleva questionare sulle tue scelte in merito, te ne stavi tranquilla sul divano a mangiare avanzi e stare in piedi fino a tardi, senza responsabilità e il giorno successivo devi capire se sei pronta a diventare madre.
Non sapere cosa dire
Ok, non è andata proprio così, ma quando ti viene diagnosticato un cancro che prevede, tra le cure, la chemioterapia, non basta perdere i capelli, sentirsi costantemente su una piccola yacht in tempesta aka con lo stomaco in braccio, riuscire a completare il cosplay di Eleven senza il sangue finto e tanti piccoli o grandi effetti collaterali, scopri anche che questi stessi farmaci che ti stanno salvando la vita potrebbero ridurre o annullare la capacità riproduttiva del tuo corpo.
In parole povere, potresti non poterli avere più quei bambini che non stanno proprio, nella classifica delle tue cose preferite e se li becchi in treno cambi vagone. Il cancro ti obbliga a decidere ora perché la medicina e la scienza ti vengono ancora una volta incontro ma è giusto che sia tu a scegliere se vuoi preservare la tua fertilità.
A trentadue anni c’è chi ha già nitido e non ci pensa due volte a dare la risposta, c’è chi sa benissimo cosa vorrebbe ma sa anche che, purtroppo, per pregiudizi, leggi anacronistiche e inaccettabili scelte imposte dall’alto, non potrà farla diventare realtà, e chi, come me, che non sa cosa dire, resta a bocca aperta ma, poi, tra i cuscini del suo letto piange.
Mi sono sentita un’idiota a versare per una cosa che non ho mai voluto, che non era nei miei programmi, almeno imminenti, ma il cancro ti fa anche questo, scombussola le tue certezze e minaccia di chiuderti porte in faccia, porte che, magari, avresti lasciato tutta la vita lì, così, leggermente accostate, ma che non puoi tollerare di vedere sprangate per sempre.
Ho pianto perché vedevo l’ennesima possibilità che mi sfumava dalle mani senza che io potessi trattenerla e, ancora una volta, per un nodulo di pochi centimetri. Ok, che il battito di ali di una cambiale a Clusone, può generare un terremoto dall’altra parte del mondo, ma ora non ti sembra di esagerare?
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di Alessandra Salvoldi www.wired.it 2024-11-07 05:30:00 ,