Quanto gas c’è davvero in Italia e nei suoi mari

Quanto gas c’è davvero in Italia e nei suoi mari

Quanto gas c’è davvero in Italia e nei suoi mari


Venerdì 4 novembre, in una conferenza stampa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che il governo vuole aumentare le attività di estrazione di gas naturale sul territorio italiano, con l’obiettivo di “essere il più possibile indipendenti e autonomi in tema di approvvigionamento energetico”. Il giorno precedente, in un’intervista a TgCom24, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva detto che è necessario raddoppiare l’attuale volume delle estrazioni di gas in Italia, sfruttando i pozzi già esistenti e in particolare “il bacino dell’Adriatico”, da cui sarebbe possibile ricavare “almeno altri 70 miliardi di metri cubi di gas”.
 

Per farlo, il governo vuole inserire un provvedimento in un nuovo decreto-legge, atteso nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri, per rafforzare le estrazioni nei pozzi già attivi e accelerare l’approvazione di nuove concessioni, anche in deroga a varie norme oggi in vigore. Già nel discorso che ha preceduto il voto di fiducia in Senato, il 25 ottobre, Meloni aveva affermato che “i nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno”, un impegno presente anche nel programma elettorale della coalizione di centrodestra.
 

L’annuncio del governo è stato criticato da varie associazioni ambientaliste e, tra gli altri, dal co-portavoce e deputato di Europa verde, Angelo Bonelli, secondo cui la quantità di gas presente nei nostri mari è talmente limitata da non giustificare l’intensificazione di attività che potrebbero danneggiare l’ambiente circostante ai giacimenti. Il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha invece ricordato su Facebook che in passato Meloni si era detta nettamente contraria all’avvio di nuove trivellazioni, salvo ora cambiare idea. 

Al di là dei giudizi politici, vediamo che cosa dicono i numeri sull’annuncio del governo e sulla quantità di gas realmente presente in Italia e nei suoi mari.
 

Che cosa vuole fare il governo

Il 4 novembre, durante una conferenza stampa, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che il governo autorizzerà l’estrazione di gas solo da giacimenti nazionali con una capacità stimata “superiore a 500 milioni di metri cubi”, per evitare un “proliferare eccessivo” di siti estrattivi poco produttivi. Tutti i giacimenti dovranno trovarsi “al di sotto del quarantacinquesimo parallelo”, ossia all’incirca all’altezza di Rovigo, in modo da proteggere l’area della laguna di Venezia, dove comunque le attività legate alla ricerca e all’estrazione di idrocarburi sono vietate dal 2008. L’unica eccezione, ha detto Pichetto Fratin, sarà fatta per un giacimento nei pressi di Goro, in provincia di Ferrara e vicino all’area del delta del Po, in deroga a una serie di divieti attualmente in vigore. Inoltre, il provvedimento permetterà lo svolgimento di attività di ricerca ed estrazione nei giacimenti situati ad almeno 9 miglia dalla costa (circa 14,5 chilometri) , riducendo così l’attuale limite di 12 miglia (circa 19 chilometri), in vigore dal 2006.
 

Per quanto riguarda le conseguenze economiche del provvedimento, Pichetto Fratin ha spiegato che i concessionari dei permessi estrattivi dovranno sottoscrivere contratti specifici con il Gestore dei servizi energetici (Gse), una società controllata dal Ministero dell’Economia, per cedere alle imprese gasivore, ossia quelle che richiedono un forte consumo di gas naturale, almeno il 75% del gas che presumono di estrarre nei primi due anni di attività, e in seguito il 50% fino a 10 anni, a un “prezzo concordato tra i 50 e i 100 euro” al megawattora. In altre parole, anche se il prezzo del gas dovesse salire oltre questa soglia, i concessionari dovranno venderlo alle imprese a un prezzo calmierato.
 

In conferenza stampa, il ministro Pichetto Fratin ha aggiunto che il rafforzamento delle attività estrattive potrebbe produrre “15 miliardi di metri cubi di gas, sfruttabili nell’arco di 10 anni”. Quanto pesa questa quantità sul totale delle riserve di gas italiano? E quanto sul consumo annuo di gas del nostro paese?

Quanto gas consumiamo

Secondo i dati forniti dal Ministero della Transizione ecologica (oggi rinominato “Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”), negli ultimi anni l’Italia ha consumato in media tra i 70 e i 75 miliardi di standard metri cubi di gas naturale all’anno. Lo standard metro cubo è la quantità di gas contenuta in un metro cubo a condizioni standard di temperatura (15 °C) e di pressione (1.013,25 millibar, cioè la pressione atmosferica).

Nel 2021 il nostro Paese ha per esempio consumato oltre 76 miliardi di metri cubi di gas, di cui quasi 73 miliardi sono stati importati dall’estero, soprattutto dalla Russia e dal Nord Africa. I circa 15 miliardi di metri cubi di gas, che il governo spera di mettere a disposizione delle imprese in 10 anni aumentando le attività estrattive, corrispondono in media a 1,5 miliardi all’anno, una quantità pari dunque a meno del 3% del fabbisogno annuale del Paese.

L’anno scorso, l’Italia ha utilizzato 3,3 miliardi di metri cubi di gas estratti sul territorio nazionale, il 4,4% del consumo totale. Non è sempre stato così: nel 2000 abbiamo estratto 16,7 miliardi di metri cubi di gas, dato poi gradualmente calato nei decenni successivi. Questa riduzione è stata sottolineata di recente dal ministro Urso, secondo cui l’Italia potrebbe raddoppiare rapidamente le estrazioni sfruttando i pozzi già attivi, passando da 3 a 6 miliardi di metri di gas estratti all’anno.

La situazione nell’Adriatico

Urso ha detto anche che l’Italia dovrebbe sfruttare a pieno il potenziale dei giacimenti presenti nel Mar Adriatico, al confine con la Croazia, in cui si trovano “almeno altri 70 miliardi di metri cubi di gas”, secondo “studi di vent’anni fa”.
 

Il riferimento è alle piattaforme inattive presenti nel nord dell’Adriatico, un’area che, per quanto promettente dal punto di vista energetico, presenta alcuni problemi. In primo luogo, come abbiamo visto, le trivellazioni nella laguna di Venezia sono vietate da anni a causa del rischio di subsidienza, ossia il possibile abbassamento del livello del suolo. Molte piattaforme si trovano poi a meno di 12 miglia dalla costa, e quindi non sono conformi alle norme in vigore. In generale, gran parte del territorio è stato considerato “non idoneo” dal “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” (Pitesai), approvato definitivamente dal governo Draghi a febbraio 2022 per individuare le aree in cui sono consentite attività estrattive.
 

In totale, oggi in Italia sono presenti 1.298 pozzi estrattivi, ma solo 514 sono effettivamente eroganti, mentre da altri 752 non viene estratto gas. Le piattaforme marine sono 138, ma 94 si trovano in aree protette oppure a meno di 12 miglia dalla costa. 

Le riserve totali

In generale, anche guardando alle stime ufficiali relative alla disponibilità totale di gas sul territorio nazionale, il peso delle estrazioni nazionali non permetterebbe all’Italia di raggiungere l’indipendenza energetica, almeno sul lungo periodo.
 

Il Ministero dell’Ambiente fornisce i dati relativi alle riserve nazionali di idrocarburi dividendole in riserve “certe”, dove l’estrazione con i mezzi e le tecniche attualmente disponibili è considerata sicura al 90%; “probabili”, che potranno essere recuperate con una probabilità superiore al 50%; e “possibili”, dove le probabilità di recupero sono inferiori al 50%.
 

Al 31 dicembre 2021, in Italia erano presenti riserve certe per quasi 40 miliardi di metri cubi di gas naturale, di cui 22,1 miliardi in giacimenti terrestri e 17,7 miliardi in mare. A questi si aggiungono 44,4 miliardi di metri cubi di gas contenuti in riserve “probabili” e 26,7 miliardi di metri cubi in riserve “possibili”, per un totale di 111 miliardi di metri cubi di gas potenzialmente presenti in Italia. Secondo la società energetica britannica Bp, a fine 2020 in Italia erano presenti meno di 50 miliardi di metri cubi di gas. Per avere un ordine di grandezza, in Russia c’erano 37.400 miliardi di metri cubi, 32.100 in Iran e 24.700 in Qatar.
 

Ricordiamo però che non tutte le riserve italiane sono facilmente accessibili, e non tutti i metri cubi di gas potrebbero essere agevolmente estratti. Uno studio sulla sicurezza energetica pubblicato lo scorso maggio dalla Cassa depositi e prestiti, per esempio, stima che il nostro Paese abbia “riserve accertate” di gas naturale “comprese tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi”.
 

Ricapitolando: anche se l’Italia dovesse estrarre tutto il gas naturale presente e facilmente recuperabile sul suo territorio, questo sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale per poco più di un anno. Poi, anche se dovesse riuscire a estrarre il gas contenuto in tutte le riserve, da quelle certe a quelle possibili – uno scenario improbabile – con i volumi di consumo attuali, finiremmo le scorte in circa un anno e mezzo.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-11-09 07:39:14 ,

www.repubblica.it

[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-11-09 07:39:14 ,
Il post dal titolo: Quanto gas c’è davvero in Italia e nei suoi mari scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-11-09 07:39:14 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

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