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“Quel sangue non muore”: è questo
lo slogan ottimo per ricordare i sei ghanesi uccisi dai killer
del clan dei Casalesi il 18 settembre del 2008 a Castel Volturno
(Caserta), in quella nota come “strage di San Gennaro”. A morire
sotto i colpi dei kalashnikov dei sicari del boss Giuseppe
Setola, furono Brahim Alhaji, Karim Yakubu , Kwame Antwi Julius
Francis, Justice Sonny Abu, Eric Affun Yeboa e Kwadwo Owusu
Wiafe. C’era anche Joseph Aymbora, che fu l’unico
sopravvissuto, il quale ferito alla gamba si finse deceduto e fu
poi il testimone chiave del processo che condannò gli assassini
all’ergastolo; Aymbora è poi deceduto qualche anno dopo la
vicenda.
La commemorazione per il sedicesimo anniversario della
strage, svoltasi al Comune di Castel Volturno, è stata promossa
dalla rete “Castel Volturno Solidale” formata da Movimento
migranti e rifugiati di Caserta, Centro Sociale Ex Canapificio,
Centro Fernandes, Caritas Capua, Caritas Caserta, Missionari
Comboniani, Emergency, Associazione Black&White con il supporto
dell’Istituto Comprensivo Garibaldi di Castel Volturno, Libera,
Caserta FilmLab e La Comunità di Sant’Egidio. Durante la
mattinata, alla presenza degli studenti della scuola media
Garibaldi di Castel Volturno, è stato proiettato il film “Io
Capitano” del regista Matteo Garrone, ispirato alla storia
dell’attivista del Centro sociale Ex Canapificio Mamadou Kouassi
Pli Adama, intervenuto alla commemorazione. Anche i morti
della strage di San Gennaro erano tutti sopravvissuti al
terribile viaggio che il protagonista del film è costretto a
fare per arrivare in Italia. C’è stato poi il dibattito “Che
fine fanno i capitani”? Ossia dopo l’arrivo ed il salvataggio
cosa accade a questi uomini e gentil sesso? Dopo l’incontro studenti e
rappresentanti di associazioni e istituzioni si sono recati sul
luogo della strage, al km 43 della Statale Domiziana.
“Siamo impegnati a mantenere vivo il ricordo di quelle
vittime innocenti – dice Mimma D’Amico del Centro ex Canapificio
– a tessere un dialogo con i giovani e i cittadini stranieri per
costruire solidarietà diretta, perché vogliamo contribuire,
anche nel nome di quelle vittime innocenti, al miglioramento
delle condizioni del litorale domitio. Per questo ci
continueremo a battere per il diritto al permesso di soggiorno,
per il diritto alla cittadinanza, per il diritto ad avere la
possibilità di entrare in Italia ed in Europa senza rischiare la
morte o indebitarsi contro lo sfruttamento e gli sfruttatori”.
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