I partiti in surplace attendendo di capire quali saranno le vere dinamiche per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. La ricerca di una personalit che sia in grado di garantire la stessa coesione
Viene un sospetto: che la precipitazioni di veti contro l’elezione di Mario Draghi al Quirinale sia arrivata un po’ troppo presto. bastato che nella conferenza stampa di fine anno il premier si dichiarasse a disposizione delle istituzioni, per fare uscire allo scoperto un’ostilit strisciante da settimane. Attraversa le truppe grilline, come il Pd, pezzi di Forza Italia e della Lega, e l’estrema sinistra. E pu essere catalogata come la volont di alcuni settori del sistema politico di rifiutare un esterno alla presidenza della Repubblica: anche se in parallelo ne vengono tessute le lodi come capo del governo.
E per giustificare il veto si lascia capire che Draghi porterebbe al voto anticipato: epilogo improbabile perch il Parlamento vuole sopravvivere fino al termine della legislatura. Il risultato che a nemmeno tre settimane dall’inizio delle votazioni a Camere riunite, lo scenario rimane in bilico e privo di novit sostanziali. E viene da chiedersi se i prossimi giorni solidificheranno o squaglieranno almeno alcune delle pregiudiziali. Dopo il discorso di congedo del capo dello Stato uscente, Sergio Mattarella, rimane la sensazione che manchi qualunque indicazione sul suo successore.
L’unica quella che riguarda la silhouette di una persona super partes. Ma il tono e la sostanza delle parole di Mattarella sembravano fatti apposta per impedire qualunque speculazione, interpretazione o preferenza. La situazione, dunque, come sospesa. Non esistono indizi di un’intesa o anche solo di un tentativo di trovarla. I partiti rivendicano un nuovo protagonismo ma continuano a mostrarsi in attesa degli eventi, senza la capacit di indirizzarli e governarli. Qualcuno sostiene che negli ultimi giorni diventata pi trasparente l’inclinazione di Enrico Letta a sostenere la candidatura di Draghi: almeno come garanzia di un presidente di tutti. Una conferma sarebbe fornita dalla maldestra entrata a gamba tesa contro il premier, accusato di volersi autoeleggere, da parte di Massimo D’Alema, pronto a rientrare nel Pd dopo la fallimentare scissione a sinistra. Ma l’uscita appare soprattutto la controprova di una resistenza ideologica e minoritaria contro Draghi, che cerca di trovare sponde nel Parlamento. Non a caso, Letta l’ha liquidata con parole dure e nette.
La verit che tutti cercano un altro Mattarella, perch da lui si sono sentiti garantiti senza eccezioni.
Il tema, per, chi possa rappresentare un segnale di continuit e di unit rispetto alla sua presidenza in una stagione diversa. La fase aperta con Draghi a Palazzo Chigi risulta solo in apparenza uguale all’attuale che si sta chiudendo. La sfida diventa dunque quella di individuare un nuovo, non un altro Mattarella. Non un clone, ma una personalit in grado di garantire la stessa coesione e un’uguale credibilit internazionale; e di rassicurare e insieme stimolare i partiti a capire che solo rimettendosi in discussione possono uscire dal cono d’ombra di discredito nel quale si sono infilati. E, per quanto sia impopolare toccare questo tema, si tratta anche di apparire e essere affidabili al cospetto di fondi di investimento che scommettono sulla tenuta dell’Italia sul piano finanziario. Di fronte a uno scenario cos complesso, al momento le risposte sono di testimonianza, o di bandiera. Preludono, al meglio, a fissare posizioni di partenza degne della tattica ciclistica del surplace, dell’immobilismo studiato in attesa di capire come trarne vantaggio. Mattarella ha tolto alibi a chi voleva utilizzare la sua sagoma per coprire il no a Draghi.
I no alla sua rielezione ribaditi dal leghista Matteo Salvini e dalla leader della destra d’opposizione, Giorgia Meloni, cancellano le condizioni politiche che potrebbero, in teoria, riproporla
. Quanto al premier, ha contribuito a mettere tutti di fronte alle proprie responsabilit: anche se si avverte una persistente resistenza ad assumerle. Serve a poco parlare genericamente di una donna al Quirinale, come ha fatto il leader del M5S, Giuseppe Conte; oppure additare ambiguamente la candidatura di bandiera di Silvio Berlusconi da parte del centrodestra, riservandosi gi piani B.
Le manovre tese a moltiplicare potenziali candidati e candidate appaiono solo conferme del surplace, non sforzi seri per trovare una soluzione condivisa: anche se non si pu escludere che abbiano una loro logica perversa.
Alla fine proprio qualche candidato di bandiera potrebbe capire che non si pu imboccare un vicolo cieco, e trasformarsi di colpo in regista: mettendo i propri consensi a disposizione di una vera candidatura unitaria; e iscrivendo un’ipoteca determinante su un’elezione che a oggi risulta incerta. E pu diventare ad alto rischio, se offrir uno spettacolo di lacerazione e di caos: uno spot sul ritorno al passato.
2 gennaio 2022 (modifica il 2 gennaio 2022 | 22:02)
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Massimo Franco , 2022-01-02 22:19:49
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