Mancano ormai solo ventiquattr’ore alla IV votazione, quella cerchiata in rosso, dove il quorum scende a 505, e dalla quale potrebbe uscire il nuovo Capo dello Stato. Al momento però la soluzione ancora non c’è. C’è invece un abbassamento dei riflettori sulla candidatura di Mario Draghi che dopo la giornata di colloqui di lunedì ieri ha evitato di dare segnali all’esterno.Matteo Salvini ha fatto sapere di averci parlato anche ieri ma solo di bollette e crisi energetica e non certo – assicura «di poltrone e ministeri».
Il leader della Lega continua a interpretare il ruolo del kingmaker e ieri assieme a Giorgia Meloni, Antonio Tajani e ai centristi della coalizione ha fatto la prima mossa concreta presentato una rosa di tre nomi – il magistrato in pensione Carlo Nordio, l’assessore alla Sanità lombarda Letizia Moratti, l’ex presidente del Senato e filosofo, Marcello Pera. Non c’è invece il nome di Franco Frattini, bocciato da Pd e renziani e su cui Salvini ha messo una pietra tombale dicendo di non conoscerlo e neppure quello dello stesso Tajani in quanto espressione di un partito ma soprattutto di Elisabetta Casellati, l’attuale guida di Palazzo Madama.
Una scelta che viene interpretata da molti come la prova che è proprio la presidente del Senato la carta su cui punta il centrodestra. Lo vedremo a breve. Anzi, non è da escludere che prima di uscire allo scoperto su Casellati si faccia un tentativo su uno dei tre nomi della rosa (si parla di Nordio) per contarsi. Si tratterebbe ovviamente di una scelta destinata a riflettersi inevitabilmente sul governo. Un presidente eletto da solo una parte dell’attuale maggioranza metterebbe in crisi l’esecutivo. Da Palazzo Chigi non arriva neppure uno spiffero ma quello pensava Draghi lo ha detto pubblicamente un mese fa: «È difficile che una maggioranza si spacchi per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e poi si ricomponga per sostenere il governo». Un modo con cui ha fatto capire che non intende certo rimanere a Palazzo Chigi a qualunque costo. Il premier ha ben chiare le priorità en resta fermo nel suo proposito di non avventurarsi in trattative su nomi e posti .
Salvini però non cede. Se dovesse davvero puntare su Casellati portandola in aula domani è chiaro che avrebbe il consenso di una parte del fronte opposto perché i numeri – come ha detto Meloni ieri – il centrodestra da solo non li ha. I principali indiziati sono i Cinquestelle che Casellati la votarono all’inizio della legislatura, poco prima di dar vita al governo con la Lega. Il leader del Carroccio però sa bene che deve anzitutto guardarsi dal fuoco amico che potrebbe bombardare la presidente del Senato e qualunque altro candidato che non fosse «largamente condiviso».
Nella notte un nuovo vertice tra Salvini, Meloni e Tajani nel quale si deciderà la strategia per oggi e domani e dal quale arriverà anche la risposta alla proposta di Enrico Letta. Il segretario del Pd insieme a Giuseppe Conte e Roberto Speranza ha fatto sapere che la rosa presentata dal centrodestra «pur essendo un passo in avanti, utile al dialogo», non consente di sviluppare su quei tre nomi «una larga condivisione». Per questo il centrosinistra ha presentato una controproposta: un vertice tra i leader di entrambi gli schieramenti per arrivare a una soluzione. «Chiudiamoci in una stanza e buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani (oggi) è il giorno chiave», ha detto Letta dopo la conclusione della riunione con Conte e Speranza..