Si chiama Qwarzo ed è un rivestimento inerte in silice che ha tutti gli attributi per rivoluzionare il settore del packaging sul piano della sostenibilità, del business circolare e dell’ecodesign. La pmi innovativa omonima, che ha sede a Rovato (nel territorio di Brescia), è nata nel 2019 sulla base dell’presagio e diversi brevetti dell’ingegner Luca Panzeri. Dopo 20 anni di lavoro e sviluppo nel settore dello stampaggio di materie plastiche, Panzeri aveva chiare non solo le criticità, ma anche le potenziali soluzioni soprattutto sotto il punto di vista ecologico.
“Panzeri ha cominciato a sperimentare con la silice e si è reso conto che ha, fra le tante qualità, la capacità di legarsi a livello atomico con diversi sostrati. E partendo da qui abbiamo iniziato a immaginare a tutte le potenziali applicazioni. La prima che si è concretizzata è stata quella che permette l’impermeabilizzazione, e non solo, della carta”, spiega a Wired l’ad di Qwarzo, Emiliano Caradonna. Il tema di fondo è che i bicchieri, le posate, i piatti, le vaschette per alimenti e comunque in genere ogni accessorio monouso di carta non sono riciclabili giacché vengono realizzati con una pellicola di materiale plastico.
Invece un bicchiere dell’italiana Flo realizzato con rivestimento in Qwarzo consente il 98-99% di recupero della carta e lo 0,01% di rifiuto. E soprattutto è privo di Pfas: le sostanze chimiche più usate in campo industriale per dare ai materiali capacità di resistenza avanzate, ma con il difetto di aumentare i rischi per la salute e l’ambiente. Prova ne sia che il regolamento europeo 2462 del 2024, che introduce una stretta per l’acido perfluoroesanoico, che appartiene alla categoria dei Pfas ed è stato recepito anche in Italia, ne ha vietato l’impiego in diversi settori. “Pensiamo anche solo alle palettine di plastica per il caffè. In Europa se ne fanno 32 miliardi ogni anno e ognuna pesa 1,5 grammi. Si getta e non si ricicla. Poi però qualcuno va in controtendenza: penso a Grom che si è affidato a noi oppure ad altri che sono arrivati dopo”, ricorda Caradonna.
Un partner per chi punta alla sostenibilità
Qwarzo si definisce un “technology provider”: aiuta le aziende partner a integrare la sua tecnologia nei processi produttivi, in alcuni casi suggerendo interventi sui macchinari o fornendoli direttamente. Purtroppo per motivi riservatezza non si possono fare nomi, ma il portfolio comprende già una multinazionale dei beni di consumo e diversi marchi del settore alimentare.
“Ci stiamo focalizzando sullo sviluppo di bicchieri di carta, per esempio, e in alcuni paesi europei sono partite delle produzioni pilota, già testate con successo. L’unico limite alla diffusione massiva oggi è relativo alla dimensione e i tempi di conversione dell’industria. Per una grande catena rifornire più di 40mila negozi non si fa dall’oggi al domani, soprattutto se fino a ieri l’unica opzione sembrava la bioplastica”, aggiunge il manager. Da ricordare che la bioplastica oggi inizia a effondersi di molti settori, ma rimane oggetto di dibattito giacché non è sempre riciclabile e comunque ha costi produttivi alti. Senza contare l’approccio normativo differente di moltissimi paesi che spesso “convince” i team di approvvigionamento sostenibile a prediligere soluzioni universali.