L’R1 si basa su Rabbit Os, che funziona come una sorta di livello intermedio attraverso il quale attivare l’accesso a determinate applicazioni tramite un portale web. Lyu mi ha mostrato una pagina chiamata Rabbit Hole, che ha diversi link da cui si può accedere ai propri account su servizi come Uber, Spotify, e Amazon. Toccando uno di questi link, vi verrà chiesto di effettuare l’accesso, dando in sostanza a Rabbit Os il permesso di eseguire azioni sull’account collegato per conto vostro.
Anche se può sembrare un incubo per la privacy, Rabbit Inc. sostiene che non memorizza le credenziali degli utenti di servizi di terze parti. L’autenticazione inoltre avviene sui sistemi di login dei servizi e l’utente è libero di disabilitare l’accesso di Rabbit Os in qualsiasi momento e cancellare tutti i dati memorizzati. E dal momento che l’R1 utilizza un pulsante per parlare – un po’ come un walkie-talkie – non serve neanche una parola d’ordine per attivare i comandi vocali; il dispositivo quindi non ha bisogno di ascoltare costantemente le vostre conversazioni come fanno gli assistenti vocali più diffusi. Il microfono si attiva e registra l’audio solo quando premete il pulsante.
Un device che impara da voi
Per comprendere le intenzioni dell’utente e soddisfare le sue richieste, il backend sfrutta un mix di modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm) basati su ChatGPT di OpenAI e di large action model (Lam) sviluppati da Rabbit Inc. Questi Lam, in particolare, sono in grado di imparare dagli utenti, osservando come un essere umano esegue un compito tramite un’interfaccia mobile, desktop o cloud, e poi replicando quel compito da soli. L’azienda ha già “insegnato” all’R1 diverse azioni pensate per le app più popolari, ma le capacità di Rabbit aumenteranno nel tempo.
Siamo ormai abituati a parlare con i nostri dispositivi, per esempio per chiedere agli assistenti vocali come Siri o Google Assistant di inviare un messaggio per noi o di alzare il volume di un pezzo dei Daft Punk. Rabbit però fa le cose in modo diverso. Nei documenti dell’azienda dedicati alla stampa si legge che Rabbit Os è stato creato per gestire non solo le attività ma anche le “faccende”, che per loro natura sono più complesse e richiedono interazioni in tempo reale. Tra gli esempi offerti dall’azienda ci sono la ricerca di itinerari di viaggio e la prenotazione dell’opzione migliore tenendo conto degli impegni e del budget dell’utente, o ancora l’aggiunta di articoli al carrello di un supermercato virtuale e il completamento di tutti i passaggi necessari per il check-out e il pagamento.
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di Julian Chokkattu www.wired.it 2024-01-11 14:33:08 ,