C’è qualcosa di squisitamente eversivo alla base della storia raccontata nella serie Ragazze elettriche (The Power), disponibile dal 31 marzo su Prime Video, e prima ancora dal romanzo omonimo di Naomi Alderman da cui è tratta: l’eventualità, cioè, che le adolescenti di tutto il mondo sviluppino la facoltà di produrre letali scariche elettriche dalle mani, ribaltando così qualsiasi equilibrio di potere prestabilito. A tutte le ragazze, quindi, viene data la possibilità di sfuggire alle situazioni più varie di sottomissione, dalla violenza sessuale alla misoginia, dalla limitazione dei diritti riproduttivi alle “banali” battute per strada. Nel libro questo rovesciamento del patriarcato viene condotto a limiti estremi, bisogna capire se la serie – di cui per ora sono disponibili i primi tre episodi – si spingerà a lambire una situazione in cui i confini tra utopia e distopia si confondono.
L’adattamento seriale, curato con buona dosa di fedeltà alla materia letteraria da parte della stessa Alderman, assieme a Raelle Tucker e Sarah Quintrell, parte con una certa lentezza a descrivere la varie protagoniste le cui storie procedono per ora parallele: incontriamo dunque Allie (Halle Bush), una ragazza che trincera dentro un mutismo selettivo la rabbia provocata da una situazione d’abuso; Tatiana (Zrinka Cvitesic), moglie del premier moldavo, insofferente al suo ruolo; Roxy (Ria Zmitrowicz), la figlia illegittima e ambiziosa di un gangster londinese; il giornalista nigeriano Tunde (Toheeb Jimoh, già visto in Ted Lasso), che si trova a raccontare il destino delle giovani donne attorno a lui; e infine Margot (la sempre impeccabile Toni Collette), sindaca di Seattle, e la figlia emotivamente ribelle Jos (Auli’i Cravalho).
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di Paolo Armelli www.wired.it 2023-03-31 14:30:00 ,