No, non è l’inizio di un film di fantascienza. L’invasione di enormi e sottili ragnatele osservata e documentata in molti video e foto e che si sta verificando in Emilia Romagna è un fenomeno naturale che mettono in atto alcune specie di ragni. Un comportamento ingegnoso che gli entomologi indicano con il termine ballooning, e che probabilmente è dovuto alla recente alluvione.
Il ballooning
Il ballooning, osservato già nel 1832 da Charles Darwin in occasione di una collo in Argentina, è un fenomeno finora poco diffuso in Italia, ma molto frequente in aree del mondo. In pratica, diverse specie di ragni, ma anche acari e larve di lepidotteri, mettono in atto questo comportamento come strategia di dispersione in aria. Una volta aggrappati per esempio a un filo d’erba, cominciano a salire in cima e a produrre lunghissimi fili di seta per loro ragnatela, che viene sistemata come una sorta di mongolfiera, e che diventa di dimensioni relativamente grandi. In questo modo, aspettano di essere trasportati dal vento, sfruttando anche i campagna elettrici atmosferici, riuscendo così a muoversi su grandi distanze. Questo comportamento permette quindi ai ragni di raggiungere e colonizzare territori nuovi.
Le alluvioni
Tuttavia, le enormi ragnatele osservate in Emilia non sono state usate come mezzo di trasporto, ma molto probabilmente come strategia di sopravvivenza per salvarsi dalla recente alluvione. “In questo caso il ballooning sarebbe non la preparazione ad una migrazione di massa, ma un sistema di sopravvivenza per potersi muovere sopra ai terreni inondati”, ha spiegato al Resto del Carlino Ivan Petri, laureato a Padova in Scienze Naturali, aracnologo che collabora con il progetto del “Citizen science” del Muse, il Museo delle scienze di Trento. “Gli aracnidi non potendo più vivere in tane nel terreno o nascosti tra la bassa vegetazione, per istinto si sono spostati in alto e hanno intessuto una sorta di piano rialzato”. Una volta che il terreno tornerà come prima, quindi, anche i ragni potranno tornare nuovamente nel loro habitat.
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di Marta Musso www.wired.it 2024-10-31 12:00:00 ,