Quando Raised by Wolves ha debuttato con la prima stagione – la seconda è dal 15 aprile su Sky Atlantic e Now –, molte erano le perplessità: le ultime incursioni di Ridley Scott nell’universo fantascientifico di androidi e alieni si erano rivelate discutibili, e il punto di partenza della narrazione – la fede e la religione – rischiava di deviare verso i territori sconnessi della Trilogia di Valis dickiana piuttosto che quelli mirabili di Palmer Eldritch. Lo svolgersi dell’annata d’esordio fugava ogni dubbio: Aaron Guzikowski, autore di questa serie prodotta e in parte diretta dal regista di Alien e Blade Runner, ha composto una visione complessa e perfettamente articolata, la cosmogonia di un’altra galassia e di un’altra umanità. L’episodio dal finale aperto del primo ciclo, tuttavia, era talmente fuori di testa da far temere davvero una deriva verso le allucinazioni psicotrope dell’ultimo Philip K Dick, con l’androide Madre che partorisce l’ibrido cyborg di un’anguilla volante. Per alcuni seguaci dell’hard scifi la spiccata componente mistica di Raised by Wolves e alcuni eventi surreali – quel tipo di insondabile che sembra magia solo perché non se ne è ancora capita la tecnologia – al limite del fantasy (i maghi, le principesse e i cavalieri con le spade magiche non dovrebbero esistere nella SF) hanno quindi costituito inizialmente un ostacolo alla visione della serie di Hbo Max, e quello che si para davanti agli occhi degli spettatori nell’incredibile, assurda seconda annata potrebbe farne un’incompresa. Eppure: no.
Facciamo un passo indietro: Madre e Padre (Amanda Collin e Abubakar Salim), due androidi programmati per crescere secondo principi atei e utopistici un gruppo di bambini sul pianeta colonia Keplero 22-b (la Terra è andata distrutta dalle guerre tra la gente atea e i fanatici religiosi), sviluppano gradualmente personalità e sentimenti umani. Madre, in particolare, è un ex robot da combattimento, una terrificante Necromancer che combatte in posa crocefissa, la quale ha sviluppato un’attrazione fisica verso il suo (ri)programmatore e l’ambizione alla maternità. L’arrivo di una colonia dei Mitraici (o Adoratori di Sol) e gli inesplicabili eventi che si manifestano sul pianeta – giudicati di natura mistica da questi ultimi – complica le cose e mettono a dura prova l’equilibrio psichico di Marcus (Travis Fimmel), ex ateo istruito da una voce ultraterrena a diventare un leader religioso e Madre, incinta della versione postumana del Serpente piumato. La seconda stagione segue il trasferimento della colonia atea nella zona tropicale interna, molto più accogliente dell’arida superficie e schermata dalle misteriose voci.
I nuovi episodi contemplano un gigantesco serpente corazzato volante, una versione robot di Master Blaster (con tanto di scontri nell’arena alla Mad Max), una donna trasformata in albero, una visione cristologica di resurrezione, storie d’amore tra umani e androidi, l’avvento di un arcaico guardiano di una civiltà estinta. Raised of Wolves sulla carta è insensato, nella realtà è perfettamente coerente, anche nel suo esistere liminalmente tra assurdo e possibile, tra misticismo e tecnologia, tra asettica disamina e racconto emozionante. Il contrasto tra razionalismo e fanatismo che sperimentano Lamia, Padre, Marcus, Sue (Niamh Algar), i piccoli Campion (Winta McGrath) e Paul (Felix Jamieson) e la tensione tra fantascienza e fantasy (le sfumature horror vanno invece un po’ a sbiadire) che informa lo show, lo rendono sempre più coinvolgente.
Anche quando la miriade di sottotrame e colpi di scena rischiano di saturare la narrazione, Guzikowki mostra di avere sempre salde le redini della storia, un arazzo vasto e complicato tessuto su una mitologia articolata ma sempre coerente. Lo sceneggiatore ha un controllo della storia esemplare, anche se questa sembra scritta da qualcuno completamente fuori di testa. Aggiungiamo le ottime interpretazioni degli interpreti di Madre e Padre (quest’ultimo ha molto più spazio nella seconda stagione) e una messa in scena impeccabile – i panorami variegati, accoglienti e ostili e dalla vibe sempre inquietantemente aliena, esaltati da un uso sapiente della Cgi – ed ecco che Raised by Wolves si attesta non solo qualcosa di mai visto in tv, ma come una serie pazzesca.
Leggi tutto su www.wired.it
di Lorenza Negri www.wired.it 2022-04-15 17:00:00 ,