Si chiama Recco, ma nonostante il nome non è made in Italy. È un dispositivo di supporto per la sicurezza in montagna ed è stato impiegato nelle ricerche di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti dispersi da domenica scorsa sul Gran Sasso e ritrovati senza vita questa mattina.
Segnali di vita tra le cime
Il sistema Recco è composto da un rilevatore che fa da trasmettitore-ricevitore: emette un segnale direzionale da un’antenna ed è in grado di rilevarlo se “torna indietro”, dopo aver colpito un elemento riflettore. Non solo, una volta captato il segnale ritrasmesso dal target obiettivo, è in grado anche di convertirlo in un impulso audio, il cui volume è proporzionale all’intensità del segnale ricevuto.
Leggero e di piccole dimensioni, il rilevatore Recco viene spesso trasportato da un elicottero e riesce a individuare un segnale a 80 metri di distanza quando “rimbalza” e torna indietro per segnalare presenza e posizione di una persona dispersa. Ci riesce in modo migliore se ha addosso una piastrina ad hoc, costituita da una mini antenna con incorporato un diodo, che costa poche decine di euro e misura pochi centimetri. Pochi centimetri, ma che possono renderci identificabili in aree molto vaste, minimizzando i tempi e i livelli di rischio delle operazioni di soccorso.
Un antico regime made in Svezia
Oggi esistono addirittura sci, giacche, scarponi, zaini e caschi con la “piastrina Recco già incorporata”, disponibili anche in Italia, ma questo dispositivo continua a non essere particolarmente noto e utilizzato nel nostro Paese. Finora esistono solo tre rilevatori Recco SAR da elicottero, con base ad Aosta, a Trento e a Bolzano, il sistema è diffuso anche sull’Appennino, tra l’Emilia e il Molise, dove circa 50 tra stazioni sciistiche e strutture emergenza sono munite almeno di un rilevatore manuale. Si continua a fare formazione e sensibilizzazione, sperando si diffonda questa best practices, trattandosi oltretutto di un supporto per tutte le stagioni.
Inventato in Svezia dopo una tragica slavina con morti e dispersi, lanciato sul mercato nel 1983, per incidenti alpinistici, col tempo Recco si è dimostrato utile anche in estate, anche in assenza di neve, anche a basse quote. Sempre appeso all’elicottero, tutto l’anno aiuta a trovare dispersi ghiacciai o in crepacci, come anche cacciatori o cercatori di funghi introvabili nei boschi a bassa quota.
L’importante è non confonderlo e usarlo come alternativa all’ARTVA, il trasmettitore che consente a chi lo indossa di essere individuato sotto alla neve e di cercare un compagno di escursione sepolto. Questo dispositivo, obbligatorio per le uscite in sicurezza sulla neve, a volte anzi include un’antenna Recco, sempre utile ogni volta che si opera in aree non coperte da segnale per i telefoni cellulari. Nonostante non sia innovativo, funziona e diffonderne l’utilizzo, è una necessità attuale.