di Gabriele Niola
Sapere cosa deve accadere (prima l’uovo nel museo, poi quello del collezionista e infine trovare quello perduto) aiuta moltissimo il ritmo di un film largo e lungo che tuttavia così è comprensibile e godibile. Ovviamente è tutto molto scanzonato, The Rock (l’agente dell’FBI) e Ryan Reynolds (il grande ladro) sono una coppia di opposti che funziona benissimo nelle scene d’azione. Tutto molto all’asiatica, fatto di doppie identità, maschere, travestimenti e personaggi opposti che devono collaborare nelle scene d’azione. Tutti che in un modo o nell’altro accennano a problemi con i padri (ma niente di approfondito). Una volta tanto addirittura The Rock rinuncia al suo ruolo di infallibile maschio alfa e spesso è in seconda fila, specie di fronte a Gal Gadot, l’abile ladra che è sempre un passo avanti a loro.
Così abile, così intelligente, così infallibile, così imbattibile e bella (lo è ma poi tutti glielo dicono di continuo) da essere insopportabile. L’intenzione è buona, costruire un personaggio femminile di valore, importante e che non sia a ricasco degli uomini o al loro servizio, ma come spesso avviene è così perfetto da essere vuoto. Mentre gli altri due, più cialtroni sono molto più umani e coinvolgenti. Problemi dell’industria cinematografica più importante del mondo, che realizza film di successo da più di 100 anni ma spessissimo fatica con i concetti più elementari, come il fatto che dare difetti ad una protagonista non la svilisce ma la rende ancora più grande, perché ha dei conflitti che deve sudare per superare. Oppure che almeno, se è scritta così, servirebbe un’attrice con una capacità interpretativa maggiore.
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2021-11-12 06:00:00