La raccolta delle firme in digitale per le proposte di referendum potrebbe presto perdere ogni valore ed essere, di fatto, resa inutile dal governo. Lo ha dichiarato lo stesso ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao, rispondendo a un’interrogazione del deputato di +Europa Riccardo Magi, che chiedeva conto dello stato di avanzamento di una piattaforma digitale per la raccolta firme, promessa dal governo ormai più di due anni fa.
È passato meno di un anno da quando il Parlamento ha approvato anche la raccolta delle firme in digitale per proporre i referendum. La disposizione era stata inserita all’interno del decreto 77 del 2021, cosiddetto Semplificazioni, dopo il via libera delle commissioni Affari costituzionali e Ambiente, nonostante il parere negativo del governo. Si era parlato di una svolta storica, che avrebbe finalmente cambiato un quadro normativo vecchio e inadeguato, consentendo una maggiore partecipazione democratica di tutta la cittadinanza.
Gli effetti positivi dell’introduzione della firma digitale sono arrivati immediatamente. La dimostrazione più lampante è stata l’incredibile partecipazione alla raccolta firme per sostenere la proposta dei referendum sulla depenalizzazione della cannabis e sull’eutanasia. In un tempo record entrambe le proposte di referendum hanno superato consistentemente il tetto delle 500mila firme, anche grazie alle firme digitali, utilizzate da un milione di persone.
Tuttavia, secondo le dichiarazioni del ministro Colao, la piattaforma pubblica per i referendum che entrerà in funzione prossimamente – dopo molti mesi di ritardo rispetto alla scadenza fissata dalla legge al primo gennaio 2022 – consentirà solamente di sottoscrivere i quesiti referendari, ma non di autenticare e abbinare le firme ai certificati elettorali. In questo modo, le firme non avranno più valore di quelle raccolte su piattaforme come Change.org.
Inoltre, con l’entrata in funzione della piattaforma pubblica, non sarà più possibile firmare i referendum con le proprie credenziali di identità digitale su piattaforme private, come invece avvenuto la scorsa estate, con costi a carico dei comitati promotori. “Si va in sostanza a privare i cittadini di un loro diritto, conquistato appena un anno fa”, ha dichiarato l’associazione Luca Coscioni, che ha lottato sia per l’introduzione della firma digitale sia per i referendum su cannabis ed eutanasia.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-07-08 14:58:43 ,