di Kevin Carboni
Giudizi politici, attacchi personali, errori e “veri e propri strafalcioni presentati come verità”. Così Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e membro dei comitati promotori dei referendum cosiddetti su eutanasia e cannabis, ha descritto le dichiarazioni del presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, in merito alle motivazioni che hanno portato al rifiuto dei due quesiti referendari. Dopo la dichiarazione di inammissibilità, i comitati hanno tenuto una conferenza stampa nella quale si sono accesi i toni dello scontro sulla decisione della Consulta.
Dopo la decisione di respingere il referendum sulla cannabis legale, la Corte costituzionale ha indetto una conferenza stampa per spiegare le motivazioni sia del rifiuto del referendum in questione, sia di quello sull’eutanasia. L’unico a parlare è stato proprio Amato, che nelle sue dichiarazioni ha suggerito come nei quesiti fossero presenti errori tali da non permetterne l’approvazione. In questo modo, secondo i promotori, Amato avrebbe espresso giudizi di natura politica e tentato di minare la credibilità e la reputazione dei comitati.
Nel dettaglio, secondo Amato il quesito sulla cannabis sarebbe stato formulato in modo tale da riguardare tutti gli stupefacenti, comprese le droghe dette pesanti, e che addirittura nella prima parte non si trovi alcun riferimento alla cannabis. Mentre il quesito sull’eutanasia non sarebbe stato accettato per un fraintendimento tra il termine “eutanasia”, di cui a suo avviso il referendum non si occupava, e “omicidio del consenziente”, vero argomento del referendum secondo Amato. Per il presidente della Corte costituzionale dunque, il referendum avrebbe consentito l’omicidio di chiunque avesse dato il consenso alla somministrazione di un farmaco letale. Quindi i comitati avrebbero tratto in inganno gli elettori e le elettrici, usando titoli fuorvianti che non corrispondono al contenuto dei referendum.
A queste dichiarazioni i promotori hanno risposto duramente. Hanno spiegato come “cannabis” ed “eutanasia” fossero unicamente i nomi delle campagne di promozione. E come all’interno dei quesiti, formulati dalla Corte di Cassazione e non dai comitati, fossero chiaramente indicati i termini “sostanze” e “omicidio del consenziente”, perché così vengono riportati sugli articoli che sarebbero dovuti essere abrogati parzialmente.
Cannabis
Relativamente alla cannabis Amato ha sostenuto come il problema principale sarebbe stato nel riferimento al comma 1 del Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope. Comma relativo alle pene per chi produce sostanze stupefacenti, nel quale i promotori del referendum avevano chiesto di eliminare la parte relativa alla coltivazione. Siccome in questo comma si fa riferimento alle “tabelle 1 e 3” dell’articolo 14, in cui sono comprese anche le piante di oppio e coca, e non la tabella 2 in cui si trova la cannabis, per Amato i comitati avrebbero fatto l’errore di riferirsi a una tabella sbagliata.
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2022-02-17 15:39:10