Si sono scambiati accuse reciproche sul palco. Hanno tutti attaccato il Presidente democratico Joe Biden, affermando che starebbe portando il Paese alla rovina economica e sociale. E tra tentennamenti hanno provato a prendere un po’ più di mira Donald Trump, che oggi li domina nei sondaggi. Nella foga si sono soprattutto spesso interrotti l’un l’altro, alzando la voce in un clima a volta caotico durante le due ore di discussione. L’obiettivo era evidente: emergere dal secondo dibattito tra gli aspiranti repubblicani alla Casa Bianca come vera alternativa a Donald Trump per la nomination del partito alle elezioni del 2024.
Ma alla fine, spenti i riflettori, la battaglia interna ai conservatoiri americani appare a molti osservatori immutata e Trump tuttora il candidato da battere per la nomination, con sempre meno tempo a disposizione per i rivali interni per riscattarsi. Esemplare il giudizio del Wall Street Journal: «I candidati repubblicani falliscono nello sforzo di eclissare Trump». Il New York Times si sofferma sugli «attacchi furiosi». Il Washington Post evidenzia «le chance che evaporano» di scalzare Trump tra le polemiche reciproche.
Nikki Haley protagonista
Tra i protagonisti del dibattito, alla biblioteca Ronald Reagan in California, l’ex governatrice della South Carolina e ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, unica donna. È partita all’offensiva contro i numerosi rivali. Ha accusato il governatore della Florida Ron De Santis di cattive politiche energetiche, per essersi in passato opposto al fracking e alle trivellazioni offshore. Ha preso di mira il giovane imprenditore trumpiano Vivek Ramaswamy, affermando che ogni volta che lo ascolta si sente «un po’ più stupida» e denunciando il suo utilizzo del social media TikTok, di proprietà cinese. E ha criticato il senatore afroamericano eletto dal suo stesso stato, Tim Scott, affermando che in dodici anni alla Camera Alta non ha fatto nulla contro il debito.
L’attacco a Trump
L’attacco più duro – e sgangherato – a Trump è arrivato da Chris Christie, ex governatore del New Jersey. È stato l’unico a rispondere alla domanda dei moderatori di Fox e Univision su chi tra i candidati vorrebbero eliminare se potessero: ha risposto Trump e ha provato una battuta, apostrofandolo Donald Duck, (duck significa schivare, un riferimento alla scelta di Trump di non partecipare ai dibattiti). Lo ha accusato di aver paura di discutere.
Fuoco incrociato
Nel fuoco incrociato, Scott ha poi accusato De Santis di aver sostenuto corso scolastico in Florida secondo cui la schiavitù ha insegnato qualifiche utili agli schiavi. DeSantis ha attaccato l’assente Trump per avere aumentato il debito federale sotto la sua presidenza, per non esserse stat abbastanza militante contro il diritto d’aborto e per aver disertato il palco. L’ex vicepresidente Mike Pence ha attaccato DeSantis perché lo stragista del liceo di Parkland in Florida non è stato condannato a morte e ha promesso di risolvere il dramma delle sparatoprie di massa nelle scuole istituendo per legge una automatica condanna capitale. Ancora: DeSantis, Pence e Scott hanno assalito Ramaswamy in politica estera, per i suoi legami di business con la Cina e la sua proposta di cedere alla Russia parte dell’Ucraina. Scott si è anche distinto per un pesante attacco al sindacato: ha affermato che se potesse licenzierebbe tutti i lavoratori dell’auto in sciopero. Il risultato d’insieme è tuttavia parso inconclusivo, con i candidati incapaci di presentare e articolare chiaramente le ragioni per essere un’alternativa credibile a Trump agli occhi degli elettori repubblicani.