Il problema si può risolvere in due modi. O ci si affida a una riserva rotante, cioè si mantengono attive alcune centrali a gas a basso regime in modo che le loro turbine continuino a girare (ma è una soluzione inefficiente per i costi, per lo spreco di gas e per le emissioni). Oppure si sostituiscono gli inverter grid-following con quelli grid-forming, che non “seguono” la rete ma la “formano”, essendo programmabili per fornirle energia nella forma e nella frequenza richieste. Per integrare in sicurezza i tanti impianti eolici e solari che dovranno venire installati, insomma, ci serviranno gli inverter giusti.
Il progetto Hypergrid di Terna
L’aggiornamento tecnologico della rete elettrica sarà una delle grandi operazioni infrastrutturali della transizione ecologica. In Italia se ne occuperà Terna, che nel suo Piano di sviluppo 2023-2032 ha previsto un investimento da 11 miliardi di euro (su 21 totali) per il progetto Hypergrid. Consiste in un layer in corrente continua sovrapposto alla rete esistente in corrente alternata finalizzato al miglioramento della robustezza e della stabilità del sistema, oltre che alla compatibilità con le risorse inverter-based. Nella pratica, si compone di nuove stazioni di conversione corrente alternata/corrente continua per circa 13 gigawatt, di oltre 2.500 chilometri di infrastrutture in corrente continua (tra linee aeree e cavi marini) e di circa 400 chilometri di elettrodotti in corrente alternata ricostruiti con una tecnologia a basso impatto elettromagnetico.
“Gli sviluppi di rete previsti hanno l’obiettivo – dichiara la società – di rendere la rete elettrica di trasmissione maggiormente flessibile, ossia di aumentarne la capacità di sfruttare in modo efficace le risorse disponibili per far fronte alle variazioni del carico e della generazione – sempre più intermittente – con lo scopo di mantenere l’esercizio alle condizioni nominali di tensione e frequenza. L’incremento atteso, e in parte già osservabile, degli impianti a bassa inerzia”, vale a dire quelli eolici, fotovoltaici e di accumulo, “sta ponendo crescente attenzione sulla capacità del sistema elettrico di garantire la stabilità di frequenza” a seguito della progressiva dismissione della capacità termoelettrica.
“Come contromisure da adottare vi sono l’inerzia sintetica e lo smorzamento delle oscillazioni di potenza”, spiega Terna, “azioni possibili grazie allo sviluppo di strategie di controllo innovative dei convertitori […], i quali saranno sempre più presenti sulla rete”: si riferisce agli inverter grid-forming e alle tecnologie HVDC VSC per la trasmissione di corrente continua ad alta tensione.
La nuova rete Hypergrid si prefigge di aumentare di 16,6 GW la capacità di transito dell’elettricità dal sud Italia, dove c’è un maggiore potenziale rinnovabile, al nord, dove la domanda energetica è più forte. Si articola in cinque nuove dorsali in corrente continua: l’HVDC Milano-Montalto, il Central Link (Umbria-Toscana), la Dorsale Sarda, la Dorsale Ionica-Tirrenica (Sicilia-Lazio) e la Dorsale Adriatica (Puglia-Emilia-Romagna).
La rete Hypergrid viene considerata più semplice da gestire e più efficiente di quella attuale. Dice infatti Terna che “attraverso gli HVDC sarà possibile avere il pieno controllo dei flussi di energia nella rete in corrente continua, cosa non possibile nelle reti AC [corrente alternata, ndr] tradizionali. In questo modo, oltre a poter sfruttare a pieno le nuove dorsali, si potranno direzionare meglio i transiti di energia provenienti dal crescente numero di impianti” rinnovabili.
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di Marco Dell’Aguzzo www.wired.it 2023-05-08 05:00:00 ,