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Il senatore del Carroccio e l’inchiesta sull’accesso abusivo alle banche dati: «Si vada fino in fondo. Non so cosa ci fosse in quelle carte, ma è emerso un quadro inquietante»
«È una vicenda su cui abbiamo il dovere di andare fino in fondo. Non soltanto per la Lega, ma per tutti gli italiani. Qui c’è davvero in gioco la democrazia». Gianluca Cantalamessa, senatore, è il responsabile nazionale del dipartimento antimafia della Lega e il capogruppo nella commissione Antimafia.
Come mai durante l’audizione del procuratore Melillo ha chiesto informazioni più specifiche sulla Lega? Aveva notizie riguardo a questo?
«Notizie assolutamente pubbliche.
Avevo letto sui giornali di un contrasto tra la Direzione antimafia e la Procura di Milano a proposito di un fascicolo riguardante la Lega in Direzione antimafia.
Ho chiesto di questo ai procuratori Melillo e Cantone».
Di cosa stiamo parlando? A quale inchiesta si riferisce?
«Io non lo so. Non ho idea di che cosa ci sia in quel fascicolo. Quello che mi è parso molto strano è che di solito i fascicoli della Dna, quando non riguardino la lotta alla criminalità organizzata, non restano alla Dna. Quando non attengono al crimine organizzato vengono passati alla procura di competenza. In questo caso, eravamo in presenza di un fascicolo, trattenuto alla Dna e non inviato alla procura di competenza. Il procuratore mi ha detto che avrebbero approfondito. Il giorno prima, Melillo aveva spiegato che soltanto il 15% delle…
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www.corriere.it
2024-03-08 22:17:40 ,