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Il ritiro delle truppe israeliane dal Sud della Striscia di Gaza segna uno scacco per Benjamin Netanyahu? Si, ma non bisogna trarre da questa vicenda conclusioni definitive sulla guerra tra Israele e Hamas. Ne è convinto Aldo Giannuli, che parlando con True-News ragiona: “la scelta di Netanyahu di evacuare le truppe dell’Israel Defense Force dalla zona di Rafah è da considerare un contentino offerto da Tel Aviv agli Stati Uniti“.
Israele e i dilemmi con gli Usa
Lo storico e politologo a lungo docente all’Università degli Studi di Milano ricorda che “la sopravvivenza politica di Netanyahu, che su questo conflitto non ne sta prendendo una, coincide con la guerra. Solo il prolungamento del conflitto evita la resa dei conti tra il fallimentare governo di ultradestra e la gente israeliana”. Giannuli ricorda che “di fronte a un consenso internazionale in profondo calo” e a “prospettive incerte sul suo futuro” Netanyahu non poteva permettersi di tenere alta la tensione. “Si stava alienando il sostegno americano”, spiega Giannuli, tra i massimi esperti italiani di studi strategici e intelligence, “e l’amministrazione Biden aveva bisogno di un segnale per non perdere la faccia assieme a Israele”.
Le incertezze di Netanyahu
Appare sbagliato, comunque, pensare che il dietrofront israeliano equivalga a un’avvisaglia di fine della guerra, nota Giannuli, perché “Israele ora come ora non ha riportato a casa gli ostaggi né debellato Hamas….
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di Andrea Muratore
www.true-news.it
2024-04-08 17:54:50 ,