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Israele alza l’asticella dei raid contro l’Iran. L’offensiva di lunedì 1 aprile contro la capitale siriana Damasco ha portato per la prima volta l’Israel Defense Force a colpire la legazione diplomatica di Teheran nel Paese limitrofo, alleato dell’Iran, dei miliziani libanesi di Hezbollah e della Russia dai tempi in cui, in coalizione, contribuirono a contenere l’assedio a Bashar al-Assad nella guerra civile dal 2015 in avanti.
Una mossa ad altissimo rischio quella di Israele, che ha portato all’uccisione di sette persone, tra cui l’alto ufficiale dei Guardiani della rivoluzione Mohammad Reza Zahedi. L’ennesimo raid contro le forze iraniane e i loro alleati portato avanti in parallelo alla lunga, estenuante e violenta campagna di Gaza, mostra la spinta del governo di Benjamin Netanyahu ad alzare il livello del confronto con i rivali regionali.
Le scelte difficili di Israele
Quasi come se la campagna contro Hamas rappresentasse il “via libera” a regolare altri conti nell’area, Israele ha deciso di colpire in almeno quattro direzioni differenti: in primis, ovviamente, a Gaza. In secondo luogo, con raid contro le postazioni di Hezbollah nel Sud del Libano; parallelamente, contro le milizie filo-iraniane schierate in Siria. Last but not least, con gli attacchi, condotti nel silenzio e senza rivendicazione, contro le stesse forze iraniane.
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di Andrea Muratore
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2024-04-02 10:54:52 ,