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La Lega ha un obiettivo: la doppia cifra. Sarà il raggiungimento, o meno, di questa soglia alle Europee a far capire se il Congresso della Lega della scorsa settimana sia stato un successo o meno. Perché? Semplice: tutto il partito ha scelto di rinviare qualsiasi scelta sul futuro di Matteo Salvini a dopo le Europee, con il voto federale a ottobre sulla leadership.
La Lega sarà, da qua al 9 giugno, chiamata a vogare compatta come un sol uomo. Dunque tutta la Lega ha scelto, dopo i dissapori, le critiche della componente veneta del partito a Salvini, i dilemmi sulle candidature e gli ambivalenti risultati alle Regionali in Sardegna e Abruzzo, chiamata a dare un’altra cartuccia, forse l’ultima e più importante, a Salvini. La scommessa è, secondo quanto ricostruibile nelle giornate successive al più recente incontro leghista, in un do ut des: Lega compatta per portare avanti al contempo le istanze del “popolo” di Salvini, dalle battaglie conservatrici e identitarie, e quelle governiste, prima tra tutte l’agognata autonomia.
Il patto delle Europee
Agli osservatori più attenti non è sfuggito che, se da un lato Salvini ha fatto palesi passi indietro su battaglie come la volontà di candidare il generale Roberto Vannacci e altri “volti” noti del mondo identitario e di destra extraleghista, cosa di cui si è ampiamente parlato, dall’altro nessun capofila della Lega governista ha messo in discussione la campagna elettorale profondamente euroscettica del…
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di Andrea Muratore
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2024-03-25 17:25:36 ,