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Voto di scambio e corruzione: la scheda elettorale come una piccola «cambiale». Nei verbali delle inchieste di Puglia e Piemonte emerge un Paese di abusati e uno di approfittatori
Quanto vale un voto? «Una bombola del gas» per la massaia di Grumo Appula che però offriva in cambio tutti gli amici del figlio «da far votare» e il rampollo in persona come «rappresentante di lista». Fino a 50 euro, «quattro di noi in famiglia e facciamo magari duecento», per il pensionato di Triggiano che assoggettava i suoi cari alla «formula di controllo», la combinazione preordinata sulla scheda tra nomi, cognomi e simboli. A quanto è quotato il fondamentale diritto democratico di ogni cittadino? Quanto una bolletta pagata, quanto un buono spesa, un cambio gomme, quanto un brevissimo sospiro di sollievo. Le storie di corruzione elettorale di questi giorni dalla Puglia e dal Piemonte ci raccontano innanzitutto una realtà nella quale è tradito il minimo patto di decenza tra eletto ed elettore: tu mi voti e io ti garantisco almeno servizi standard da Paese civile, per esempio ospedali efficienti. Nel nostro mondo alla rovescia il rapporto subisce una torsione perversa, la sanità non funziona più ma, se tu mi voti, io ti faccio saltare la fila di settimane o mesi che ti toccherebbe magari per un’analisi salvavita.
Nulla di nuovo sotto il sole, certo, nell’Italia del comandante Lauro e delle sue scarpe sinistre in omaggio prima delle elezioni…
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di Goffredo Buccini
www.corriere.it
2024-04-07 18:35:35 ,