di Laura Carrer
Come afferma l’avvocato esperto di tecnologia e temi di privacy Carlo Blengino, “l’emendamento non è di facile comprensione. Ad essere sospeso dovrebbe essere l’utilizzo da parte di autorità pubbliche e soggetti privati di sistemi di riconoscimento facciale, che peraltro necessariamente utilizzano dati biometrici per il loro funzionamento, connessi e basati su sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Se partiamo da questa riformulazione non ci sarebbe nemmeno bisogno del comma 7-ter (che specifica appunto che la sospensione non riguarda sistemi di videosorveglianza tradizionali, nda), posto che il problema non sembra essere la videosorveglianza in sé, già lecita, ma l’elaborazione algoritmica dei dati che possono essere estratti con tecniche di riconoscimento facciale proprio dalle registrazioni di una normale videocamera”.
Sul punto, il deputato del Pd Filippo Sensi, promotre di un disegno di legge per una moratoria di questi sistemi, commenta “all’interno dell’emendamento il termine dato biometrico è utilizzato, anche se non esplicitamente, non solo in riferimento al riconoscimento facciale ma racchiudendo in sé anche altre tipologie di tecnologie, come ad esempio il riconoscimento emotivo”.
Sicuramente videosorveglianza e riconoscimento facciale sono due concetti che portano a risvolti pratici differenti. Nonostante ciò la creazione e il finanziamento di un’infrastruttura di sorveglianza “tradizionale” a scopo securitario può favorire, in un futuro non troppo lontano, l’acquisizione e l’implementazione di strumenti più complessi e problematici come il riconoscimento facciale.
La proposta di una moratoria in Italia
La prima risposta da parte della politica italiana è avvenuta lo scorso 14 aprile: Sensi ha depositato una proposta di legge per sospendere l’utilizzo, da parte di autorità pubbliche o soggetti privati, di tecnologie di riconoscimento facciale basate su dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico. La moratoria, valida fino al 31 dicembre 2021 e quindi prossima alla scadenza, è stata proposta con l’intenzione di attendere lo svolgimento del dibattito in Europa, che sarebbe iniziato da lì ad una settimana e poi culminato negli ultimi mesi con la proposta di una bozza di regolamento sull’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence Act). “L’emendamento vuole velocizzare il processo di approvazione di una moratoria su questi sistemi – commenta Sensi –, moratoria che cerchiamo di estendere al 2023 in modo tale da recepire con i tempi adeguati anche l’orientamento dell’Unione europea su questo tema”.
Source link
www.wired.it
2021-11-19 06:00:00