“Dio perdona, Riga-no!”. A distanza di 20 anni i tifosi della Fiorentina ancora si ricordano quel coro dedicato a Christian Riganò, centravanti che contribuì a suon di gol al ritorno della Viola dalla C2 alla A in seguito al fallimento delle gestione Cecchi Gori. Oggi quell’attaccante di Lipari, 49 anni e oltre 300 reti in carriera, nonostante sia in possesso di un doppio patentino da allenatore, ha deciso di tornare a fare il muratore, definito da lui stesso ”il mestiere che amo”.
”Il mondo del calcio non mi appartiene più”
Quella di Riganò non è assolutamente una scelta di ripiego: ”Nella vita due cose so fare: i gol e il muratore. Così sono tornato a fare il mio lavoro: mi piace e ne sono orgoglioso – racconta al Corriere della Sera -. Avevo lasciato questo mestiere a tre quarti, nemmeno a metà. Io sono questo: amo costruire e riparare le cose”. Appese le scarpe al chiodo nell’estate del 2015, Riganò ha ottenuto un doppio patentino di allenatore, eppure sembra che tutti si siano scordati di lui. ”Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. È un mondo che non mi appartiene più. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina”.
”Oggi si guadagna di più”
Schietto e senza peli sulla lingua, Riganò non fa mistero di aver guadagnato bene: ”Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due-tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”. Dopo la scalata con la Fiorentina (”mi chiamò Giovanni Gallo, gli chiusi il telefono pensando fosse uno scherzo”), Riganò disputò una stagione straordinaria con il Messina nel 2005/2006 chiudendo il campionato con 19 reti all’attivo nonostante la retrocessione dei siciliani. Eppure in quegli anni non arrivò mai la chiamata della Nazionale: ”Ancora non ho capito perché Donadoni non mi abbia convocato”, confessa il bomber di Lipari, che tentò l’esperienza all’estero al Levante, in Spagna, prima di rientrare in Serie A al Siena e tornare successivamente nelle categorie di provincia. Un cerchio che oggi si chiude con intonaco e scalpello. D’altronde, il primo amore non si scorda mai.