Le circostanze avvicinano Jane a Olivia (Cheyenne Isabel Wells), studentessa avvenente e indipendente, già vittima di un pettegolezzo malevolo l’anno prima, e altre due outsider come Cynthia (Ari Notartomaso), tipica “maschiaccio” che vuole farsi accettare dai famosi T-Birds, ribaltando le norme di genere, e Nancy (Tricia Fukuhara), appena abbandonata dalle sue amiche che le preferiscono i fidanzati. Le ragazze capiranno presto che le loro difficoltà relazionali e sociali dipendono da un mondo scolastico asfittico e pieno di pregiudizi, che loro cercando di sovvertire affermandosi come le Pink Ladies, appunto, e proponendo un nuovo modo di concepire i ruoli e le libertà. A tenere banco sarà soprattutto la decisione di Jane di sfidare come presidente del consiglio studentesco il suo stesso amato Buddy, mentre nel contorno si consumano i classici dissidi da teen drama.
Due strade
Ma questo già ci fa capire che l’ambizione di Rise of the Pink Ladies è doppia: da una parte tenere sempre presente il modello di Grease, ovvero del brand che garantisce l’arrivo di un vasto pubblico nostalgico e curioso; dall’altra attualizzare le vicende degli anni Cinquanta per una serie che risulti attuale e interessante al giorno d’oggi. Da qui gli sforzi di mettere insieme un cast molto variegato dal punto di vista delle origini etniche e di inanellare una sfilza di temi oggi cruciali, come la disparità di genere, la discriminazione razziale, il moralismo sessuale ecc. Forse a tratti questo doppio obiettivo risulta forzato, a suon di anacronismi e di ritmo che non sempre è avvincente quanto lo sono invece i forsennati numeri musicali.
Perché, invece, quello che rende Rise of the Pink Ladies uno spettacolo di puro intrattenimento sono proprio i suoi momenti da musical vero e proprio: le canzoni si susseguono numerose in ogni episodio, le coreografie sono intricate e congegnate alla perfezione, così come il cast si destreggia con grande maestria passando in pochi secondi dal parlato al cantato. Aiuta che tutti gli aspetti scenici ed estetici siano studiati alla perfezioni, immergendoci in un mondo dai colori saturi, dalle gonne vaporose e dal fascino retrò che diventa subito irresistibile. In qualche modo questa serie funziona meglio quando si prende meno sul serio e si abbandona al divertimento e all’euforia, quando soprattutto non si sforza di ribadirci quanto sia erede di Grease ma anche qualcos’altro. Questa è una serie che va vista con un po’ di disincanto, consapevoli che cresce piano piano e che la sua glassa zuccherosa, in fondo in fondo, diventa quel guilty pleasure che ci riporta ai tempi che furono.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2023-04-07 14:30:00 ,