Gigi Riva è stato anche – tra le tante cose – un Pallone d’Oro mancato. Nei suoi anni migliori – dal 1967 al 1970 – finisce in classifica quattro volte in quattro anni consecutivi, ma la concorrenza è terribile – sono gli anni di George Best e Bobby Charlton, si affacciano tra gli eletti i giovani fuoriclasse Beckenbauer e Cruijff – e alla fine rimane a bocca asciutta. Ha sempre vissuto questo trofeo solo sfiorato come uno sgarbo, un tackle del destino fatto a tradimento.
Invece è un risultato di enorme portata, se si pensa che Rombo di Tuono deve la considerazione dei giurati al suo solo rendimento in maglia azzurra che in quel periodo registra 22 gol in 21 partite, con la vittoria dell’Europeo (1968, edizione vinta da George Best con Gigi sesto) e la finale della Coppa del mondo (1970) contro il Brasile, oltre l’epica di Italia-Germania 4-3. Cagliari – nella geografia sentimentale di un giornalista inglese o tedesco – è l’avamposto di un mondo sconosciuto, un atollo tra i grandi imperi del calcio europeo.
Rivera vince per 4 voti
Riva arriva vicinissimo alla vittoria nel 1969, la manca per un niente, per quattro voti. E’ l’edizione vinta da Gianni Rivera, primo italiano ad aggiudicarsi il premio indetto da “France Football”. 83 voti a 79, con il tedesco Gerd Müller che arpiona il terzo posto. Gigi ne ha sempre sofferto, a labbra serrate, masticando silenzi come nel suo stile. Ogni giornalista (sono ventisei quelli del 1969) deve indicare cinque nomi nell’ordine di preferenza. Rivera viene giudicato miglior giocatore europeo da 14 giornalisti, Riva da 10. Gianni rientra in diciannove delle ventisei cinquine, Gigi in 20 lo supera: venti nomination, tantissime se pensiamo che il fattore che incide è la traccia lasciata in campo internazionale. Rivera sette mesi prima ha vinto con il Milan la Coppa dei Campioni, Riva è stato capocannoniere della Serie A, ma non basta. Il punteggio complessivo premia il 10 milanista.
La beffa
In quell’edizione del 1969 si verifica una congiuntura felice per il calcio italiano: in classifica entrano anche i rossoneri Prati (8°) e Sormani (15°). Riva tace, è troppo scosso. Rivera rivendica la qualità del nostro movimento: “Era tempo che si accorgessero di noi”. Il Pallone d’oro – beffa delle beffe – gli viene consegnato a Cagliari, destini incrociati di un calendario che vuole il Milan impegnato a fine dicembre proprio a casa di Gigi Riva (quella partita finisce 1-1, Riva segna, Rivera gioca 90 minuti anonimi, il Cagliari consolida il suo primato in classifica). Ricorderà Rivera: “Questa cosa non gli è mai andata giù”.
Lo scudetto con il Cagliari e l’infortunio
L’anno successivo è il fatidico 1970, stagione-iconica di Gigi Riva. Tra la primavera e l’estate Rombo di Tuono vince lo storico scudetto con il Cagliari, quindi la gloria lo lusinga in Messico. Ma il 31 ottobre consegna suo malgrado il perone destro alla patria, di nuovo in azzurro come è capitato nel 1967, stavolta a Vienna, durante Austria-Italia, dopo un intervento falloso del difensore Norbert Hof. E perde due mesi di campionato. Ciò lo penalizza anche nel giudizio dei giurati dell’edizione 1970 che ha questa classifica finale: 1° Gerd Müller con 77 voti, 2° l’inglese Bobby Moore con 69 e terzo Gigi Riva con 65. E Rivera? Chiude 10°, superato anche dall’acerrimo rivale Sandro Mazzola (7°). Tre volte sul podio, come è capitato a Rivera, Maldini e Baggio. Negli anni seguenti, Riva commenterà così il trofeo sfuggito: “Il Pallone d’oro del 1970 mi era stato promesso, ma dopo l’infortunio di ottobre ho capito di non avere più promesse”.