di Andrea Curiat
Perché Roberto Saviano, giornalista e scrittore diventato famoso con la sua denuncia della criminalità organizzata in opere come Gomorra, ZeroZeroZero e La paranza dei bambini, ha deciso di raccontare la propria storia più intima e personale sotto forma di graphic novel? Per chi ha già avuto modo di leggere Sono ancora vivo (Bao Publishing, 144 pp, 18 euro), illustrata dall’artista israeliano Asaf Hanuka, una risposta è superflua. Basta guardare le tavole in cui il corpo di Saviano diventa quello di un giovane, di un adulto, o di un cadavere. Diventa un’armatura, uno scheletro in fiamme, un gorilla silverback, una miniatura in un campo da subbuteo. Annega in un mare formato dalle proprie lacrime.
Roberto Saviano a Lucca Comics & Games 2021, moderato da moderato Agnese Pini, direttrice de La Nazione
Ma oggi, per il pubblico riunito nel panel di Lucca Comics & Games che lo ha visto protagonista, Saviano ha spiegato molto bene le ragioni che lo hanno spinto a ricorrere alla forma del fumetto per raccontare quindici anni di vita trascorsi sotto scorta.
“Raccontare questo tipo di storia è come spogliarsi in pubblico”, afferma l’autore. “Ti senti scoperto, imbarazzato, anche se non ci sarebbe nulla di strano, nulla da scoprire per chi ti guarda. È difficilissimo, ad esempio, parlare dei tentativi del clan di eliminarti. Mi imbarazza. C’è il senso di colpa: sono vivo. C’è un retropensiero: non mi crederanno. La mia stessa vita, il fatto che dopo 15 anni io sia ancora vivo, sembra smentire questa volontà di farmi fuori. È inimmaginabile pensare che un individuo sia su un palco, in tv, sui social, e poi al contempo chiuso, rinchiuso, invisibile e costretto. Si fa fatica a crederlo, a capirlo, anche all’estero: o sei rinchiuso, o sei su un palco. Difficile capire che questo, per me, è un momento di sospensione, mentre la normalità è quella di essere chiuso, ristretto”.
Roberto Saviano ricorre dunque alla graphic novel come mezzo per comunicare un dolore altrimenti inimmaginabile, incredibile e incomunicabile. “Il disegno – prosegue – ha aiutato perché è una creazione emotiva. Non deve provare a far immaginare, che è invece la potenza della pagina scritta. La meraviglia del fumetto è che ti presta l’immaginario”.
Sono ancora vivo è una graphic novel che racconta Saviano e con cui Saviano si racconta. A partire dal rapporto con la famiglia, qui collegata a oggetti concreti e a sprazzi di quotidianità. Come la bicicletta del padre. “Ricordo quando ero bambino e mio padre mi metteva nel cestino davanti della sua bici per portarmi a spasso nelle campagne di Paestum”, racconta lo scrittore. Nelle tavole illustrate, Asaf improvvisamente trasforma quel cestello in una gabbia, e Saviano in un gorilla. “La trasformazione simboleggia l’inspiegabilità, per i padri, di alcune scelte che i figli compiono. Per i miei genitori fu profondamente incomprensibile perché io avessi deciso di intraprendere la mia strada. Ero laureato in filosofia, innamorato di Giordano Bruno, e si aspettavano per me una carriera accademica, professorale. La mia scelta di occuparmi del crimine organizzato, di schierarmi, creò uno straniamento. Si dissero: ma allora non conosciamo questo ragazzo!”.
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2021-10-30 12:56:12