Saman e Saqib: sei mesi d’amore, promesse e paura

Saman e Saqib: sei mesi d’amore, promesse e paura


Sognavano di lasciarsi alle spalle la paura e le minacce di morte. Nel futuro che avevano immaginato c’erano la convivenza, il matrimonio, la libertà. Una speranza durata sei mesi: da quando si sono messi insieme a quando Saman Abbas è scomparsa nel nulla, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio di un anno fa. Uccisa e mai più ritrovata. Un “delitto d’onore” ordinato dalla famiglia.

Il 23 luglio 2021 Saqib Ayub racconta ai carabinieri che Saman “avrebbe voluto più libertà”. Connazionali, si erano conosciuti su TikTok nell’agosto di un anno prima. Poco più che ventenne lui, 18 anni lei. A ottobre 2020, scrivono gli investigatori, il fidanzamento “virtuale”. Pochi mesi prima la ragazza era già scappata dalla sua dimora di Novellara, nel Reggiano: la famiglia voleva che sposasse un cugino di dieci anni più grande di lei in Pakistan. Quindi la fuga in Belgio, il successivo rientro in Emilia, la collocazione in una comunità a Bologna in autunno. Ma al suo fianco stavolta c’è Saqib: chat, telefonate, videochiamate.

Il 17 gennaio 2021 per la prima volta la coppia si abbraccia a Bologna. “Ci vedevamo di nascosto, lei fuggiva dalla comunità e passavamo le notti in albergo”, racconta Saqib. Sotto i portici il loro amore diventa più forte. Istanti di normalità: la ragazza pubblica su Instagram la foto di loro due che si baciano. L’immagine arriva alla famiglia. È forse da questo momento che una storia d’amore diventa di tenebra, scivola nel buio della vendetta.

Saman Abbas, in un video del Tgr Emilia Romagna agli atti i suoi ultimi minuti di vita





A fine gennaio il padre di Saman, Shabbar, vola in Pakistan. Il perché lo racconta la stessa diciottenne ai carabinieri qualche tempo dopo, il 22 aprile 2022: “Mio padre ha raggiunto la famiglia di Saqib dicendo che se non fosse intervenuta per interrompere la relazione con me avrebbe ucciso sia lui che la sua intera famiglia. Era accompagnato da altri tre parenti che avevano sparato in aria colpi di arma da fuoco”. Davanti ai carabinieri, Saman mette a verbale anche queste parole: “Proprio questa mattina, mia mamma e mio padre hanno parlato con i genitori di mio cugino e hanno deciso che nel mese di giugno andremo in Pakistan per il mio matrimonio. Io non voglio andare in Pakistan a sposarmi, non voglio sposarmi con lui”.

Ma perché Saman, ad aprile del 2021, pochi giorni prima di sparire, è di nuovo a Novellara dai suoi genitori? Lo spiega il fidanzato: nei primi giorni del mese, la diciottenne scappa dalla comunità e lo raggiunge a Roma, dove lui lavora. Decidono di passare la vita insieme, di sposarsi. Ma lei è senza documenti, così decide di andare dai genitori a prenderseli. Mentre è nella dimora di famiglia, sente un messaggio vocale dal telefonino della madre: un tale zio Mamu parla della necessità di uccidere una ragazza.

Saman Abbas, il video che incastra lo zio e due cugini accusati del suo omicidio





Saman si spaventa, chiede spiegazioni, la mamma la rassicura: non parlava di te ma di un’altra persona in Pakistan. Anche Saqib si spaventa del messaggio, le suggerisce di andare dai carabinieri. Saman rifiuta: se denuncio, torno in comunità. No, il piano è un altro, e lei lo scrive, usando il cellulare della madre, nell’ultima chat con il fidanzato del 30 aprile (che lui le raccomanda di cancellare): il 4 maggio avrò recuperato documenti e un telefono e sarò da te. Non andrà così.

“Saman mi diceva che i cugini e lo zio la offendevano continuamente e che lei aveva molta paura di Danish (in carcere per l’omicidio della ragazza, ndr) in quanto aveva già ucciso – racconta Saqib – Mi ha detto che il padre poteva ordinare l’omicidio di altre persone”. Anche dopo la scomparsa di Saman, Saqib non ha pace. Il 12 maggio 2021 presenta denuncia ai carabinieri. Da un profilo sconosciuto su Instagram gli arrivano minacce e insulti: “Sei un figlio di cane, tua madre è una cagna, scappa, scappa, tanto ti troviamo”.

L’11 maggio gli arriva una videochiamata “e io riesco a fare uno screenshot e un video della faccia. Dal viso riesco a identificare il padre di Saman come la persona che stava continuamente a chiamarmi per minacciarmi e offendermi con parole indicibili”. Lo stesso uomo che, intercettato, dirà di sua figlia: “L’ho uccisa per la mia dignità, per il mio onore”.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-09-25 05:35:50 ,bologna.repubblica.it

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