San Pietro, la basilica ha un gemello digitale

San Pietro, la basilica ha un gemello digitale

San Pietro, la basilica ha un gemello digitale


La Basilica di San Pietro ha un gemello digitale. Un sosia 3D che permette di monitorare costantemente lo stato di avanzamento dei lavori di restauro dell’edificio in vista delle celebrazioni del Giubileo del 2025. Simile al vero in ogni minimo dettaglio, il digital twin di San Pietro è il risultato di un intenso lavoro di ricerca condotto da Italferr – una società di ingegneria afferente alle Ferrovie dello Stato – su richiesta esplicita della Fabbrica di San Pietro, l’ente preposto alla conservazione della struttura. Mettendo in campo le proprie competenze ingegneristiche e avvalendosi di tecnologie all’avanguardia come droni, laser scanner e georadar, i ricercatori hanno raccolto oltre 3.1 terabyte di dati, utilizzati poi per elaborare una versione digitale dell’edificio cattolico più celebre al mondo.

Riuscire a raccogliere tutte le misurazioni necessarie, però, è stato tutt’altro che facile. La Basilica di San Pietro è un edificio di enorme rilevanza storica, e questo ha rappresentato di per sé un ostacolo non indifferente. Senza poi considerare l’enorme quantità di turisti che ogni giorno visita la struttura, in qualunque giorno dell’anno. Fortunatamente, i ricercatori di Italferr sono stati in grado di trovare soluzioni utili per effettuare rilievi accurati sia all’esterno sia all’interno della basilica. “Durante la notte, a porte chiuse, abbiamo creato dei palloni aerostatici fatti in casa e, utilizzando questa tecnica, abbiamo volato all’interno della Basilica e acquisito tutte le informazioni necessarie senza il rischio di impattare in alcun modo un edificio così pregiato”, ha raccontato a Geo Week News Davide Porzio, uno degli esperti che ha seguito il progetto.

E così, dopo mesi di rilievi e misurazioni, gli esperti di Italferr hanno costruito il gemello digitale della Basilica di San Pietro, mettendolo a disposizione di tutte le organizzazioni che gravitano attorno alla manutenzione dell’edificio. Attraversi specifici algoritmi computazionali, infatti, questo modello 3D permetterà di indagare la reattività del complesso edilizio alle sollecitazioni statiche e dinamiche, acquisire la piena consapevolezza dell’attuale stato di conservazione della struttura e pianificare interventi di restauro ben mirati. Ma non è tutto. A quanto pare, molti studenti hanno utilizzato il gemello digitale della Basilica per comprenderne nel profondo la struttura architettonica. O per indagarne le potenziali integrazioni con i sistemi di gioco. Insomma, il sosia 3D dell’edificio sembra avere più di una possibilità d’uso, e questo sembra rendere molto felici non solo i referenti del Vaticano che gli orbitano attorno.



Leggi tutto su www.wired.it
di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-12-27 10:30:40 ,

Previous Arriva la pillola che vibra per combattere l’obesità

Leave Your Comment