La gente italiana ed europea sta invecchiando sempre più, con un conseguente incremento delle multicronicità e dello stato di fragilità. È aumentato il rischio di ricevere una diagnosi di tumore nel corso dell’intera vita di un individuo (rischio stimato: 1 su 2 per gli uomini e 1 su 3 nelle donne). Nuove e globali epidemie sfidano il mondo interconnesso. Mentre è ridotto il numero delle risorse e dei medici. Per rispondere a tali complesse sfide, abbiamo bisogno di un grande cambiamento che muova lungo tre principi fondamentali:
- La salute – passare da un “sistema di cura” (prevalentemente incentrato sull’assistenza a pazienti già ammalati) a un “sistema della salute” (orientato al mantenimento dello stato di salute dei cittadini).
- La persona – passare dalla cura delle patologie al prenderci cura della persona, nella sua interezza e nei suoi diversi bisogni, attraverso la definizione di un programma di cura individuale integrato. Ora i pazienti sono seguiti da una molteplicità di professionisti che sviluppano, in autonomia e in condizioni di asimmetria informativa, piani di cura di patologia non sempre fra loro allineati e caratterizzati da sovrapposizioni e ridondanze, dove sono gli stessi pazienti a fare da “integratori” tra i diversi professionisti.
- L’equità – il processo sanitario deve essere strutturato intorno al principio di equità: l’accesso ai servizi deve essere organizzato, compatibilmente con le caratteristiche degli stessi, secondo il principio di prossimità e, con riferimento alle persone più fragili, predisposto anche al domicilio del paziente.
Come attuare questo cambiamento?
Il “filo conduttore” è senza dubbio la digitalizzazione del Sistema Sanitario. Case e Ospedali della Comunità, in parte già presenti sul nostro territorio, contribuiscono in modo importante nel favorire lo sviluppo di un modello di sanità più prossimo ai luoghi di vita dei cittadini ma, nella sostanza, il loro ruolo rischia di essere significativamente ridimensionato se non inseriti in un contesto di Rete di servizi capaci di legare, in un continuum senza interruzioni, il domicilio del paziente fino all’ospedale di alta o altissima complessità.
E una Rete, per essere davvero tale, deve essere composta da nodi che siano in grado di comunicare tra loro, scambiando dati, immagini e informazioni; parti di un sistema che, agendo in modo sinergico, sia in grado di generare quel valore aggiunto che non può essere assicurato dall’agire isolato del singolo nodo. Ma questo è possibile solo se dati, immagini e informazioni sono digitalizzati.
Una digitalizzazione non fine a se stessa, ma inserita in un contesto che definisca le caratteristiche del servizio e dei processi clinico-assistenziali, con l’obiettivo ultimo di assicurare la cura e la salute dei cittadini. Volendo cogliere il senso del primo principio cardine del processo di cambiamento, ossia passare da un “sistema di cura” a un “sistema della salute”, risulta evidente che il processo di digitalizzazione non si esaurisce in ciò che accade nelle strutture sanitarie ma, inevitabilmente, si estende ad altri ambiti di intervento del settore pubblico e, in ultima analisi, alla vita del cittadino.
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di Giorgio Casati e Felicia Pelagalli www.wired.it 2023-08-31 13:11:47 ,