Un detenuto italiano, in regime di isolamento, recluso presso la sezione Alta sicurezza dell’istituto penitenziario di Parma, si è reso responsabile di un grave atto di violenza per aver lanciato olio bollente contro un agente di polizia penitenziaria.
L’agente è stato colpito al volto, alle mani e al collo. L’episodio si è verificato questa mattina verso le 10. La denuncia arriva dal Sappe.
”L’agente è attualmente ricoverato presso l’ospedale cittadino – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Campobasso, segretario nazionale – nel reparto dei grandi ustionati, avendo appunto riportato ustioni a più parti del corpo. Speriamo che al collega non restino segni permanenti”.
”Quanto accaduto è ancora una volta l’esempio più lampante delle difficoltà che il personale deve affrontare quotidianamente, peraltro, con grave carenza di organico e senza protocolli operativi. Con questa organizzazione l’isolamento non garantisce nemmeno le minime condizioni di sicurezza del personale. Ricordiamo che ogni anno, in Italia, sono oltre 11mila le aggressioni, i ferimenti e le colluttazioni, circa 1700 i tentativi di suicidio. Al Governo che verrà chiediamo di affidare la gestione della sicurezza alla polizia penitenziaria ed ai suoi dirigenti, poiché altre figure hanno dimostrato di non essere in grado di farlo”.
“Al giovane agente della polizia penitenziaria colpito al volto con olio bollente da un detenuto, va tutta la mia solidarietà – scrive Laura Cavandoli, deputato parmigiano della Lega – È l’ennesimo episodio di violenza in cui un agente viene ferito in modo potenzialmente grave. In questi anni ho fatto numerose interrogazioni e interventi per richiamare l’attenzione sui problemi mai risolti, anzi sempre peggiorati negli anni, della struttura sovraffollata di detenuti e in perenne carenza di personale di polizia penitenziaria e chiedere al Guardasigilli di intervenire prima che succedesse qualcosa di molto grave. Una situazione più volte denunciata dai sindacati di polizia penitenziaria che hanno richiamato l’attenzione sulle condizioni di sicurezza degli agenti nel Carcere di Parma. Dopo questo grave episodio depositerò una nuova interrogazione al ministro della Giustizia per chiedere di nuovo di porre rimedio alla cronica carenza dell’organico e di riconoscere all’Istituto la qualifica di carcere primario nazionale. Nella prospettiva di riforma del sistema penitenziario, non potranno essere dimenticate le esigenze di reale controllo dei detenuti, anche per prevenire le aggressioni agli agenti che Proseguono a verificarsi, nell’impunità degli autori”.
Per Priamo Bocchi, capogruppo Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Parma, “l’ennesima aggressione subita da un giovane agente di polizia penitenziaria nel carcere di Parma evidenzia la criticità di una situazione già più volte denunciata. L’apertura della nuova sezione del carcere con l’afflusso di 200 ulteriori detenuti ha avuto una pesante ripercussione sulla annosa questione che afferisce alla carenza di personale e l’assenza di adeguate misure di sicurezza. Da tempo i sindacati di polizia lamentano una forte carenza di organico e una scarsità di strumenti di dissuasione. Aumentare l’organico e consentire una dotazione di strumenti atti a rendere inoffensivi i detenuti più intemperanti, quali ad esempio i taser assegnati alle altre forze di polizia, metterebbe gli agenti nelle condizioni di operare in maggiore sicurezza. Confidiamo che il prossimo Governo di centrodestra sappia interrompere il progressivo de potenziamento delle forze di polizia degli ultimi anni”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-10-02 07:18:32 ,parma.repubblica.it