l’intervista
Mezzogiorno, 26 agosto 2022 – 12:30
Il capolista alla Camera del Pd: i nostri valori sono la tutela dei più fragili e i diritti
di Simona Brandolini
Sarracino il 7 novembre 2019 lei ha scritto su fb: «Beati quelli che si ribellano per ottenere un mondo più giusto. Buon anniversario della Rivoluzione». Di ottobre ovviamente. Per questo post è entrato nel mirino di Giorgia Meloni. Lo rivendica? Ne prende le distanze?
«Si può ricordare un evento storico e al tempo stesso condannare quello che è successo dopo. Credo che per un ragazzo di 30 anni sognare di cambiare il mondo e migliorare le condizioni di vita delle persone sia del tutto legittimo». È la prima volta che il segretario metropolitano del Pd, capolista alla Camera a Napoli e provincia, risponde dopo il polverone sollevato dalla leader di Fdi. Per un post contro lo Stato di Israele, il suo collega di «gioventù» La Regina ha dovuto fare un passo indietro.
Non è un bolscevico.
«No, non mi sento un pericoloso bolscevico, sono un iscritto e un nativo del Pd, partito che fonda le proprie battaglie su valori precisi come l’Europa, la tutela dei più fragili, di chi si sente escluso dai processi decisionali, il miglioramento delle condizioni di vita delle persone e la salvaguardia del nostro pianeta».
Continuiamo con la carta d’identità: è atlantista?
«Credo nella collocazione geopolitica del nostro paese fissata con fermezza dal governo Draghi. Ovviamente sarà solo un caso, ma tra i post che hanno dimenticato di pubblicare ci sono tutti quelli a sostegno del popolo ucraino e sulle manifestazioni che ho organizzato come segretario».
Rosso e nero, noi e loro, la comunicazione del Pd si fonda sulla polarizzazione, ma le davvero crede nel pericolo nero? O ha ragione Bassolino che continuando a parlare di fascismo farete vincere la destra?
«Nessuno sta evocando il pericolo nero, stiamo semplicemente facendo una campagna elettorale in cui emergono le diverse idee di Paese che ci sono tra il Pd e la destra di Meloni e Salvini. Noi siamo, per esempio, per una mensilità in più tagliando il cuneo fiscale, loro sono a favore del lavoro sottopagato. Noi siamo a favore delle energie rinnovabili mettendo al centro del nostro programma il tema della transizione ecologica, loro invece per il ritorno ai combustibili fossili».
Rigassificatore di Piombino: sì o no?
«Si farà perché la transizione prevede tempi lunghi, ma non è certo il rigassificatore il futuro. Il Pnrr e le forme di energie alternative, quello è il futuro. La destra ha votato contro il Pnrr e quindi contro questi investimenti».
Lei è più di sinistra, riformista, progressista, cosa?
«Sono un democratico progressista, ho 33 anni, quando sono nato il muro di Berlino è caduto. Sono appassionato di storia, ma mi interessa soprattutto quella che si deve ancora scrivere. Quando si dice che destra e sinistra non esistono più, si nega l’esistenza di due idee di Paese differenti. E solitamente lo dice chi è di destra».
Le liste del Pd sono piene di catapultati, dimostrando che s’è rotto il legame col territorio, e espressione delle correnti.
«Tutti i partiti hanno garantito a personalità di rilievo nazionale non afferenti a questo territorio di poter essere eletti in Campania, ma mi pare di vedere che il centrodestra abbia molti più esterni rispetto al Pd».
Magra consolazione, colpa della legge elettorale?
«È evidente che il combinato disposto taglio dei parlamentari-Rosatellum, il cui ideatore sarà candidato contro di me alla Camera dei deputati, ha fatto sì che il rapporto tra il territorio e il partito nazionale venisse messo in discussione. Dopodiché non credo che per quel che riguarda il Pd ci sia stata una vittoria delle correnti, piuttosto noi abbiamo seguito un percorso preciso, ovvero candidature che provenissero dai territori, approvate in una direzione provinciale, e che rispecchiassero il pluralismo interno. Di certo non siamo a quello che è avvenuto nel 2018 con Renzi».
Ah no?
«Assolutamente no. Con Renzi abbiamo appreso delle liste solo alla lettura delle stesse in direzione nazionale».
Lei è l’unico capolista napoletano, casualmente napoletano a questo punto.
«Non sono casualmente di Napoli poiché sono candidato nella federazione di cui sono segretario. E credo che il partito che abbiamo ereditato sia molto diverso da quello che c’è oggi. Siamo riusciti a vincere quasi tutte le elezioni amministrative, siamo risultati il primo partito, siamo tornati al governo della città dopo dieci anni di disastri e soprattutto abbiamo costruito una comunità dove avere posizioni differenti non è elemento di minaccia, ma ricchezza. La ricerca dell’unità in questi anni è sempre stata una priorità».
Il sindaco Manfredi e il presidente De Luca daranno una mano al Pd?
«Costruiremo le condizioni affinché ciò si verifichi. Il civismo che in questi anni si è avvicinato sia al presidente della Regione sia al sindaco di Napoli ha come sbocco naturale il Pd che è primo partito in Regione e in città».
Soffia il vento del centrodestra, ma la Campania sembra essere più contendibile.
«Innanzitutto la campagna elettorale comincia ora. Il risultato non è per niente scritto. Ci presenteremo non solo raccontando quello che abbiamo fatto ma anche quello che faremo. Il Pd rivendicherà con forza il Patto per Napoli e lo rivendicherà perché il sostegno agli enti locali è nel dna della nostra forza politica a differenza della Lega».
Autonomia si o no?
«Sono contrario».
Lei vota a Scampia, dove nel 2018 il M5S prese il 65 % grazie al Reddito di cittadinanza, lo difenderete?
«Difendiamo l’idea di proteggere i cittadini che vivono in condizioni di difficoltà e riteniamo che uno degli errori della sinistra, prima delle segreterie di Zingaretti e Letta, sia stato quello di colpevolizzare la povertà. È un idea che combatteremo culturalmente. Al tempo stesso non tutte le cose hanno funzionato, il Reddito va cambiato attraverso un rafforzamento delle politiche attive del lavoro».
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26 agosto 2022 | 12:30
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