C’è molto altro ovviamente in questo film che mescola il andare a zonzo in uno studio di Birdman e il look della serie The Eddy: ci sono le musiche, gli attori che interpretano molti personaggi noti (Dan Aykroyd, Chevy Chase, John Belushi, Andy Kaufman, George Carlin, Billy Preston e Billy Crystal tra i molti), e un gran numero di metafore semplici, come la costruzione di un pavimento di mattoni che deve essere pronto per l’inizio della diretta a cui alla fine contribuiranno tutti. Saturday Night è alla fine un crowd-pleaser, la cui missione è fare di tutto per accattivarsi gli spettatori. Ma lo sa fare, e ci riesce. Più volte durante il film ci si può trovare a desiderare che trovi un po’ più di gravitas, così che possa piacere di più, o almeno anche a un livello più serio invece di limitarsi a quello molto epidermico e divertente. Ma non accadrà. Saturday Night è un film da cui si esce con un sorriso, ma che non ha anche la capacità di rimanere impresso a lungo.
È un po’ il problema di tutta la carriera di Jason Reitman (quello di Juno, Tra le nuvole e Thank You For Smoking), cineasta bravissimo, figlio d’arte e ideatore di storie molto accattivanti. Sa benissimo cosa funzioni e sa come arrivare ai suoi obiettivi, ma raramente sa dare vero peso ai suoi film. Qui, in particolare, ci sono dei momenti in cui i comici (nella storia) devono dimostrarsi divertenti, devono far ridere tutti gli altri personaggi intorno a loro per arrischiarsi di essere dei giganti della comicità, e quindi per riuscirci devono far ridere anche gli spettatori del film, altrimenti crolla tutta la credibilità della storia. In un film, se una gag non funziona, non è un grande problema: ci saranno le altre. Se invece su quella gag si fonda la credibilità dei personaggi, deve funzionare per forza e deve far ridere per forza. Ecco, Jason Reitman sa fare esattamente questo. E quando tutto sembra perduto e il più grigio dei capi della rete televisiva NBC pretende di vedere qualcosa di divertente, riesce a creare un segmento che faccia ridere a disposizione.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2024-10-21 07:35:00 ,