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I dirigenti dell’Area Marina
Protetta del parco sommerso della Gaiola, uno degli ultimi
paradisi costieri della città di Napoli, lanciano l’allarme
contro il progetto, legato alla riqualificazione di Bagnoli, che
prevede il raddoppio del collettore che porta in mare acque nere
e piovane.
“La Gaiola è il vero polmone biologico della costa napoletana.
Tutto quello che si è salvato è assolutamente da conservare
all’interno dei fondali della città di Napoli in un luogo che da
ormai diversi anni tutelato. Devo dire la verità: siamo stati
anche presi molto in contropiede perché eravamo convinti che
questo fosse un progetto nato sbagliato alcuni anni fa ed
eravamo convinti che poi il buon senso avrebbe trionfato. Perché
è un paradosso che non si può proprio pensare”. Lo dice senza
mezze misure Maurizio Simeone, direttore dell’Area Marina
Protetta, contestando la decisione del governo in merito alla
realizzazione dello scarico a mare del collettore Sant’Antonio
nelle acque di Coroglio e nella Zona speciale di Gaiola e
Nisida. Il provvedimento porterà – si sostiene – a un raddoppio
delle acque di fogna che verranno scaricate in mare in occasione
di piogge consistenti.
Una decisione che lascia i gestori di Gaiola sconcertati e
anche una enorme parte degli studiosi del settore. “E’ molto
importante – spiega Simeone – che oltre ai pareri tecnici del
Parco ci siano pareri negativi con relazioni tecniche, da parte
di tutto il gotha della investigazione scientifica sul tema ma non
solo, anche del mondo della cultura che si è affiancato al parco
per difendere quello che è realmente l’ultimo paradiso costiero
della città di Napoli. La realtà è che si aumenterebbe la
portata, come si legge nelle relazioni tecniche da loro scritte,
che aumenteranno i carichi di acqua nere, quindi da 100 a 200
metri cubi al secondo, quindi un bel po’”.
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