Author: Emanuele Buzzi
Data : 2022-12-08 06:12:49
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Il leader M5S e l’accusa di fomentare indirettamente le minacce di morte a Giorgia Meloni: fu la premier a usare parole insultanti rivolte a me
Giuseppe Conte respinge al mittente le richieste di scuse, replica a muso duro a chi sostiene che abbia indirettamente fomentato le minacce di morte a Giorgia Meloni. «Chi ci accusa è in malafede. È una polemica strumentale», dice al Corriere
il leader del Movimento,
impegnato a Milano ieri nel sondare gli umori di quella parte dell’elettorato più affine al mondo della sinistra. Conte, intercettato in una pausa caffé tra selfie e strette di mano in attesa di seguire la prima della Scala con le famiglie in difficoltà nella sala dell’Opera Cardinal Ferrari, chiarisce: «Con il Movimento cerchiamo di interpretare il disagio delle persone e di offrire delle risposte. Il reddito di cittadinanza nasce da questa consapevolezza della necessità di un sistema di protezione sociale». Poi contrattacca: «Smantellarlo significa aggravare la difficoltà, la frustrazione delle persone. Accusare noi di fomentare un clima d’odio è una azione di sciacallaggio che non ha neppure nessun fondamento logico».
I toni con il governo sono da scontro frontale: «Meloni durante la mia presidenza usò parole insultanti e forti nei miei confronti, lo stesso Crosetto le usa adesso. Meloni nei miei riguardi si è espressa con un labiale che non è mai stato chiarito. Veniamo insultati e addirittura ci vogliono imputare delle minacce. Mi sembra un meccanismo completamente capovolto».
Il presidente stellato, insomma, non ci sta nemmeno a prendere in considerazione che il Movimento possa venire percepito come troppo radicale: «Noi siamo radicali ma sui principi e sui valori, quanto alle modalità di interpretare il disagio sociale siamo costruttivi». Conte precisa anche che è un errore identificare il M5S solo con il Reddito: «Noi non poniamo l’accento solo sul reddito di cittadinanza: ne facciamo un problema di sistema. Parliamo delle paghe da fame e quindi del salario minimo, parliamo di un ceto medio impoverito a sostegno del quale occorreva un taglio del cuneo fiscale più sostanzioso contro il precariato selvaggio che impedisce di coltivare progetti di vita e che precipita nell’incertezza soprattutto donne e giovani». A chi gli contesta la scarsa presa del Movimento in Lombardia e in altre regioni del settentrione, lui replica: «Noi siamo il partito che ha sostenuto al governo il superbonus e la transizione 4.0 a favore delle imprese, siamo la forza politica che ha introdotto il fondo di garanzia per le imprese, misure per rilanciare la competitività delle nostre aziende: molte di queste misure hanno giovato al Nord, che ha il tessuto produttivo più forte del Paese. Descriverci come il partito assistenzialista del Sud significa raccontare una storiella per gli allocchi che ci cascano».
Conte prova a costruire un fronte, tessendo nuove alleanze per rilanciare l’opposizione al governo: «Con Bonomi ci sono punti di contatto sulla manovra», spiega parlando del faccia a faccia con il leader di Confindustria. E prosegue: «Entrambi riconosciamo che questa manovra è senza visione, non prevede nessun investimento e quindi nessuna possibilità di crescita per le imprese. Quello che preoccupa di più e preoccupa entrambi è che senza misure di investimento per le imprese finiamo per perdere competitività ed è un grosso problema in prospettiva per il Paese. Rischiamo di tornare il fanalino di coda per il potere dei salari reali».
Il leader Cinque Stelle smorza anche l’idea di un faccia a faccia con la premier: «Io incontro tutti, però mi sembra che questo governo abbia definito questa manovra e che sia orgogliosamente convinto di questi interventi, che ci porteranno in recessione. Non mi sembra ci siano finestre di dialogo». E anche sulle alleanze per le Regionali, il leader prova a tessere le fila seguendo la convenienza. Mentre nel Lazio chiude ai dem («Abbiamo parlato di programmi e contenuti e ci hanno risposto con un candidato che hanno blindato. Bene, se lo tengano stretto. Buona fortuna», dirà ai cronisti) e si prepara a una corsa solitaria, in Lombardia l’accordo si avvicina: «C’è stato un incontro con il Pd regionale, che è d’accordo su alcuni nostri temi: stop alle nomine politiche nella sanità pubblica e stop agli inceneritori e aperture verso tecnologie ecosostenibili. Abbiamo già individuato in prospettiva 2-3 impianti da spegnere».
8 dicembre 2022 (modifica il 8 dicembre 2022 | 07:12)
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