di Chiara Dilucente
In medicina riuscire a stabilire un nesso di causa tra due fenomeni non è mai semplice, ma le cose si sono rese particolarmente complicate considerando la frequenza con cui l’Ebv infetta le persone e il tasso di insorgenza relativamente basso della sclerosi multipla. Perciò, al fine di dimostrare la causalità, servivano numeri sufficientemente grandi.
Per questo i ricercatori statunitensi hanno analizzato il siero di oltre 10 milioni di giovani adulti in servizio nelle forze armate statunitensi, a cui periodicamente veniva prelevato il sangue per i controlli medici di routine. Tra questi, hanno identificato 955 persone a cui è stata diagnosticata la sclerosi multipla durante il loro periodo di servizio. Confrontando i dati relativi alla malattia cronica con quelli relativi all’infezione da Ebv, i ricercatori hanno individuato che il rischio di sviluppare la sclerosi multipla aumentava di 32 volte dopo l’infezione da Ebv, rimanendo invariato in caso di infezione con altri virus, anche quelli della stessa famiglia come il citomegalovirus.
In particolare, dal momento che i militari erano seguiti per tutto il loro periodo di servizio, i ricercatori hanno trovato che dall’infezione virale alla diagnosi di sclerosi multipla passavano circa dieci anni, ritardo che secondo gli autori dell’articolo può essere spiegato sia dal fatto che i primi sintomi della sclerosi multipla di solito passano inosservati sia dal tempo richiesto all’infezione latente nel creare dei problemi al sistema immunitario.
Una causa necessaria ma non sufficiente
“L’ipotesi che l’Ebv causi la sclerosi multipla è studiata dal nostro gruppo e da altri da diversi anni, ma questo è il primo studio che fornisce prove convincenti di causalità“, ha detto Alberto Ascherio, autore senior dell’articolo. Nonostante ciò, i meccanismi di come l’Ebv possa indurre l’insorgenza della malattia rimangono poco chiari, come si legge anche in una perspective, pubblicata sempre su Science, che ha accompagnato l’uscita dell’articolo.
Lo stesso documento sottolinea che l’infezione da Ebv rappresenterebbe una condizione necessaria, ma non sufficiente, a sviluppare la sclerosi multipla: sebbene quasi tutta la cittadinanza mondiale abbia l’infezione da Ebv, infatti, solo una piccola frazione di essa sviluppa la malattia a carico del sistema nervoso. Questo confermerebbe la natura multifattoriale della sclerosi multipla, e la presenza di altri fattori – tra cui quelli genetici – nella patogenesi della malattia: l’Ebv, quindi, funzionerebbe da innesco per lo sviluppo della malattia, ma non da unica causa.
Comunque sia, la conferma di questo sospetto getta prospettive interessanti per il futuro della sclerosi multipla. “Questo è un grande passo perché suggerisce che la maggior parte dei casi di sclerosi multipla potrebbe essere prevenuta fermando l’infezione da Ebv e che prendere di mira l’Ebv potrebbe portare alla scoperta di una cura per la malattia – continua Ascherio -. Attualmente non c’è modo di prevenire o trattare efficacemente l’infezione da Ebv, ma un vaccino contro l’Ebv o l’uso di farmaci antivirali specifici potrebbero in definitiva prevenire o curare la sclerosi multipla“.
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www.wired.it
2022-01-14 12:04:44