ROMA – Niente cellulari in classe, se non per finalità didattiche, perché distraggono. Nulla di nuovo insomma dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che in una circolare ampiamente annunciata e diffusa questa mattina alle scuole sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici in aula ha confermato il divieto già esistente dal 2007 (il ministro era il dem Giuseppe Fioroni) di utilizzare smartphone o iPad durante le lezioni, “trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”.
E che non ci siano novità lo conferma anche il fatto che con la circolare non si introducono nuove sanzioni disciplinari, “richiamandosi al senso di responsabilità”. E invitando semmai le scuole a scrivere regolamenti restrittivi. Il testo, infine, riprende anche la svolta introdotta dalla ministra dem Valeria Fedeli nel 2017 che diede il via libera ai cellulari in classe se e solo se il loro scopo è didattico e con il consenso dei docenti.
“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare – afferma il ministro Valditara -. L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno. La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Invitiamo le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.
Lo studio a cui il ministro si richiama per sostanziare la sua circolare è una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato (relatore Andrea Cangini, Forza Italia) che ha evidenziato gli effetti dannosi fisici e psicologici che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere: miopia, diabete, ipertensione, aggressività, insonnia, alienazione, dipendenza, diminuzione della capacità di concentranzione, di memoria e di dialettica. “Nulla di diverso dalla cocaina”, concludeva la relazione.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-12-20 18:45:28 ,www.repubblica.it