La stretta annunciata al gran bazar dei diplomifici arriverà domani, quando il ddl Semplificazioni approderà in Consiglio dei ministri: non sarà più possibile recuperare tre o quattro anni in uno e nemmeno creare classi solo per l’ultimo anno per dare la possibilità agli studenti di affrontare la Maturità.
Uno scandalo esploso la scorsa estate, anche se ricorrente. Nella cintura del Comune di Napoli, fece emergere la rivista Tuttoscuola, 46 istituti risultavano avere in quinta superiore nell’anno scolastico 2022-23 11.463 studenti in più rispetto all’anno precedente, quando erano iscritti in quarta solo 815 alunni.
Una via facile per arrivare al diploma, così come è fiorente il mercato del recupero degli anni scolastici. L’offerta è ampia, da Torino a Catania, corsi online e tutor per ogni tipo di diploma e tariffe che vanno dai 1.500 agli oltre 4.000 euro a seconda degli anni che si vogliono recuperare. In rete si trovano anche annunci come: “Diplomati in un anno a partire da 2.670 euro”. Cinque anni in uno.
Valditara: “Istituti che non rispettano le regole”
Una misura che il ministro Giuseppe Valditara aveva annunciato («Non possiamo permettere che il sistema scolastico venga danneggiato da istituti che non rispettano le regole») e che trova ovviamente il plauso del mondo della scuola pubblica. «Quello dei diplomifici è una piaga che va combattuta — dichiara Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi — Se vogliamo dare serietà agli studi bisogna porre limiti, fare più di due anni in uno non è mai stata una bella pratica». Una lotta non nuova, in realtà, tra inchieste della magistratura e indagini ispettive partite da Viale Trastevere, nel 2006 ci provò l’allora ministro Giuseppe Fioroni, dieci anni dopo la ministra Stefania Giannini istituì una task force.
Non più di una classe quinta in più alle private
Ora arriva la stretta di Valditara, che va oltre le sole ispezioni. Nel ddl Semplificazioni si legge: «lo studente può sostenere nello stesso anno scolastico, presso una scuola del sistema nazionale d’istruzione, gli esami d’idoneità per non più di due anni di corso successivi a quello per il quale ha conseguito l’ammissione per effetto di scrutinio finale». Se l’esame d’idoneità si riferisce a due anni di corso, «la commissione di esame è presieduta da un presidente esterno nominato dall’Ufficio scolastico regionale». Sulla Maturità viene stabilito che negli istituti privati «non può essere autorizzata l’attivazione di più di una classe terminale collaterale».
Supplenti di sostegno riconfermati su richiesta della famiglia
Ma il pacchetto scuola del ddl contiene un’altra novità che, al contrario, fa infuriare tutti i sindacati e i docenti. Viene stabilito che in caso «di richiesta da parte della famiglia» il preside può riconfermare, con «precedenza assoluta», il supplente di sostegno per garantire all’alunno disabile continuità didattica. «Una proposta demagogica e inaccettabile, rappresenta l’incapacità del ministero di garantire stabilità e continuità agli organici dei docenti» attacca Gianna Fracassi della Flc-Cgil. L’indice di gradimento degli insegnanti è bocciato anche dalla Cisl scuola: «Ricordo che sono dipendenti dello Stato — ribadisce Ivana Barbacci — assunti da graduatorie pubbliche e che il loro operato non è soggetto a estemporanee valutazioni esterne».
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-03-23 19:52:19 ,www.repubblica.it