Il ministro della Cultura e leader della corrente AreaDem avverte: «Un appoggio esterno brucerà ogni residua possibilità di andare insieme al proporzionale». La reazione dei Cinque Stelle. Un sondaggio Swg: un sostenitore su due del M5S contrario alle alleanze
«Se ci sarà rottura del M5S nel governo, si brucerà l’alleanza con loro». Quello di Dario Franceschini, a conclusione a Cortona (Arezzo) dell’incontro nazionale di AreaDem (corrente del Pd nata nel 2009 e guidata dallo stesso Franceschini), ha il sapore dell’ultimatum rivolto ai Cinque Stelle. In fibrillazione da giorni per i rapporti con il premier Mario Draghi, si è levato un pressing interno per uscire dall’esecutivo per appoggiare il governo dall’esterno. Ipotesi che Franceschini bolla come tagliola per accordi elettorali con loro. «Da qui alle elezioni», avverte infatti il ministro della Cultura, «per andare insieme al M5s dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni. E si brucerà chiaramente ogni residua possibilità di andare al proporzionale».
Secondo Franceschini: «Le alleanze saranno per una legislatura, non per sempre, non un’alleanza che punta a diventare partito. Questo ci aiuta con i Cinque stelle, un’alleanza che punta a un programma, ma che si ferma a un’alleanza. Se i 5 Stelle si svuotano crescono l’astensionismo, i No vax e altre forme di estremismo, e dobbiamo riconoscere ai 5 Stelle, e in parte anche alla Lega, di aver incanalato le tensioni sociali dentro le istituzioni. Dobbiamo aiutare i 5 Stelle in questo percorso, partendo da un nucleo, 5 stelle, Leu e Pd, che prova ad allargarsi a chi può condividere un programma e accettare le regole di convivenza di una coalizione. L’alleanza si consolida o si smonta in questi mesi, non venti giorni prima scegliendo i colleghi. Dobbiamo sapere che noi e i 5 stelle abbiamo rapporti diversi, anche con il governo Draghi, abbiamo elettorati diversi, dobbiamo accettarsi». In vista dell’incontro di domani fra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il leader del M5S, Giuseppe Conte, Franceschini ha infine rivolto loro un appello a «metterci elasticità e generosità» poiché «hanno in mano il destino di questa e della prossima legislatura».
Alle parole di Franceschini sono seguite le reazioni dei Cinque Stelle. Nelle chat interne grilline in molti parlamentari sono scattati gli allarmi. L’Adnkronos r
iporta commenti tipo: «Il Pd vuole mandarci al 2%, ma andasse a fan…», o «il Pd ci sta minacciando, e questo davvero non possiamo tollerarlo». Intanto l’attenzione è tutta catalizzata sui due appuntamenti in agenda domani, non solo il faccia a faccia Draghi-Conte ma anche il Consiglio nazionale. Da dove potrà uscire un documento con richieste da sottoporre al premier. Il Consiglio nazionale domani si annuncia difficile, perché all’interno dell’organo voluto da Conte convivono anime diverse: in estrema sintesi, una governista e l’altra pronta ad abbandonare la nave dell’esecutivo. Mentre sul caos aleggia il timore di nuovi addii, «perché che si resti o ci si sfili, comunque in molti resteranno delusi», è il ragionamento di diversi big.
Un sondaggio Swg a uso interno del M5S rivela intanto che un sostenitore su due del M5S dei Cinque Stelle preferirebbe u Movimento senza alleati alle elezioni, così come Gianroberto Casaleggio teorizzava alle origini. Un sostenitore su tre, tuttavia, vorrebbe il M5S in alleanza con i dem, mentre solo una manciata di punti percentuali di potenziali elettori pentastellati ambirebbe a un matrimonio col centrodestra. Il 20% degli elettori M5S abolirebbe poi la regola del tetto ai due mandati, mentre per il 35% va tenuta così com’è. Per oltre un terzo sarebbero accettabili eccezioni.
3 luglio 2022 (modifica il 3 luglio 2022 | 15:08)
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Franco Stefanoni , 2022-07-03 11:13:39 ,