Lo studio della semantica dei selfie non si basa sul significato originario delle foto o delle reali motivazioni delle persone che le scattano, ma è incentrato, piuttosto, sulle interpretazioni di chi le guarda. Lo scopo di Schneider e Carbon era infatti quello di delineare un nuovo approccio scientifico per approfondire e descrivere le nostre reazioni “a caldo” verso i selfie in cui ci capita di imbatterci quotidianamente nel mondo digitale. I due studiosi hanno perciò costruito un sistema di classificazione per associare varie tipologie di selfie agli specifici significati che le persone attribuiscono loro.
Hanno chiesto a 132 volontari reclutati online di descrivere le loro impressioni a prima vista per ognuno di 15 selfie selezionati casualmente da una raccolta che ne raccoglieva 1001. Tale collezione è stata costruita a partire dalle foto contenute in un archivio online chiamato Selfiecity. Per ogni immagine che visualizzavano, i partecipanti all’esperimento avevano a disposizione cinque caselle di testo da riempire in totale libertà con brevi frasi o singole parole.
I commenti sono stati raccolti e analizzati per individuare quali caratteristiche dei selfie fossero connesse a specifiche interpretazioni e scoprire, in altre parole, se le stesse foto tendessero a suscitare reazioni simili in chi le guardava. Quest’evidenza avrebbe infatti confermato l’esistenza di una base condivisa (quantomeno tra persone della stessa cultura) nella maniera in cui giudichiamo le rappresentazioni che le altre persone propongono di loro stesse attraverso i selfie.
Gli autori dello studio hanno notato, innanzitutto, che era possibile suddividere i giudizi raccolti in cinque macrocategorie denominate “profili semantici”: estetica (giudizi sulla composizione della foto o sulle caratteristiche fisiche della persona ritratta), immaginazione (ipotesi sul luogo in cui si trovasse l’autore del selfie o sull’attività che stesse svolgendo, tratti della personalità (considerazioni in merito agli aspetti caratteriali delle persone raffigurate), stato (commenti riguardanti lo stato d’animo della persona ritratta o del mood generale trasmesso dall’immagine) e teoria della mente (speculazioni rispetto ai pensieri e alle motivazioni della persona ritratta).
L’analisi dei dati raccolti ha mostrato che le stesse tipologie di immagini tendevano a ricevere commenti che ricadevano dentro la medesima categoria semantica. Ad esempio, le foto che suscitavano reazioni associabili alla categoria dell’estetica erano solitamente quelle in cui le persone ritratte sfoggiavano una pettinatura, un trucco o una posa originale, oppure quelle in cui la composizione dell’immagine era particolarmente d’impatto (grazie, ad esempio, a giochi di specchi o ad angolature inusuali). Sotto il profilo semantico dell’immaginazione ricadevano prevalentemente i commenti ai selfie di persone che si erano immortalate davanti a paesaggi suggestivi o monumenti storici, oppure con indosso un abbigliamento specifico (come, ad esempio, una tenuta sportiva o un costume di carnevale).
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di Federica D’Auria www.wired.it 2023-11-12 17:00:00 ,