Se si parla di sorprese cinematografiche, Senti chi parla di Amy Heckerling rientra sicuramente in questa categoria, in virtù di un successo inaspettato, gigantesco, che portò questa commedia, che la critica all’epoca giudicò in modo abbastanza blando, ad essere una delle più rappresentative del passaggio tra gli anni 80 e gli anni 90. John Travolta, Kirstie Alley e Bruce Willis, come doppiatore del piccolo Mikey, sono ancora oggi fissi nella nostra memoria, protagonisti di un film in realtà molto più originale e molto meno banale di quanto all’epoca si scrisse.
Un film con una trama abbastanza folle da essere verosimile
Amy Heckerling ebbe l’idea per Senti chi parla poco dopo aver dato alla luce sua figlia Mollie, nel 1985. La Heckerling mise nel film molto della sua vita personale, soprattutto la storia naufragata con Harold Ramis, uno dei mitici Ghostbusters, il padre biologico di Mollie. A quel tempo tra l’altro, la Heckerling era sposata con il regista Neal Israel, un quadro sentimentale abbastanza complicato insomma, che si rifletteva anche nella sceneggiatura. Al centro di tutto la vita di Mollie (che coincidenza) Jensen, interpretata da una bravissima Kirstie Alley. Nella New York che sta lentamente abbandonando l’euforia degli anni ‘80, Mollie è una trentatreenne un po’ sfigata, che naturalmente insegue il sogno di avere una famiglia e un marito. Quest’ultimo dovrebbe avere le spoglie di Albert (George Segal), un suo cliente sposato, affascinante e benestante. Senti chi parla ci vetrina subito gli effetti di quella relazione, che illumina di una luce un po’ patetica, un po’ ridicola: Mikey, il feto che viene concepito e che immediatamente sfonda la quarta parete con impudenza.
Senti chi parla infatti, si è fissato nell’immaginario collettivo per aver fatto di quel feto, poi diventato un bambino interpretato da ben quattro neonati diversi, il grande, sotterraneo, protagonista di una commedia davvero diversa dalla norma. A prestargli voce nientemeno che Bruce Willis, autore di una prova sicuramente molto interessante e curiosa. Con la sua voce sardonica, che solitamente era dedicata a testosteronici eroi d’azione, Willis rende il piccolo Mikey una sorta di concentrato di saggezza, cinismo, ironia dissacrante e la desolante certezza di essere circondato da un mondo di adulti sostanzialmente idioti. Fu questa la chiave del successo di un film che arrivò ad incassare qualcosa come 300 milioni di dollari dell’epoca. Di fatto, aver dato la voce di un adulto a Mikey, averlo reso una sorta di narratore onnisciente della sua stessa vita e di quella incasinatissima della madre, ha fatto scuola ed è stato ripreso innumerevoli volte.
Senti chi parla vede però tra gli elementi che garantirono il grande successo della commedia tra il pubblico, anche la performance di un irresistibile John Travolta, nei vestiti di James Ubriacco, il tassista che porterà in ospedale Mollie al momento del parto. Giocherellone, eterno Peter Pan, armato di un sorriso da gatto Silvestro, è però anche uno dei personaggi maschili più belli e realistici del panorama comedy di quegli anni. Ha conosciuto Mollie una volta che questa aveva beccato Albert in fragrante mentre la tradiva, causandole un parto prematuro per lo stress. La situazione di Mollie, diventata madre single, rende Senti chi parla un film che si stacca dalla narrazione americana di quegli anni. La signora era tornata dentro confini conservativi, la sua immagine era declinata sempre e solo ai fini di una soddisfazione maschile, e il concetto di madre single era visto ancora in modo altamente dispregiativo. Qui invece è molto diverso.
Certo non aiuta che Rosie (Olympia Dukakis) la madre di Mollie, così come le sue amiche, cerchino in tutti i modi fin da subito di spingere la signora a cercare un nuovo partner. Senti chi parla rende tale momento particolarmente interessante, perché connesso esaurientemente alla visione in prospettiva della signora, qualcosa non poi così frequente nella cinematografia dell’epoca, anzi. I vari pretendenti con cui avrà a che fare, sono uno peggio dell’altro tra maniaci del controllo, narcisisti, insicuri, egomaniaci e naturalmente iracondi frustrati. Proprio James, il tassista, per una serie di coincidenze rimane però presente nella vita di Mollie, sviluppando un forte attaccamento con Mikey, che lo sceglierà fin da subito come potenziale figura paterna. Questo perché è divertente, eccitabile, umile e forse anche ancora un po’ bambino dentro. Ma agli occhi di Mollie, tutto questo non basta, non può bastare, almeno esteriormente.
Un racconto sull’importanza di andare oltre le apparenze in amore
Facendosi quindi forza della contrapposizione tra desiderio e realtà, Senti chi parla diventa un film davvero interessante. Se facciamo un salto nel 2024, ci accorgiamo che bene o male, con buona pace dell’emancipazione, della quarta ondata femminista, le differenze tra uomini e gentil sesso sulla visione di una relazione e della paternità, sono rimaste diametralmente opposte. Senti chi parla tutto questo c’è lo mostrava con grande puntualità, dal momento che Mollie se da un lato trova James un partner ideale, dall’altra è sicuramente preoccupata delle qualità della vita che potranno garantire a Mikey e agli eventuali futuri pargoli, vista la loro situazione economica tutt’altro che rosea. Lo trova poi parecchio immaturo, non risolto e alla fine si riavvicina ad Albert, per il quale nutre ancora qualcosa. Inutile dire che sia solo uno dei tanti elementi che rende la sceneggiatura di Senti chi parla assai molto meno fantasiosa e molto più verosimile di quanto sembri.
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di Giulio Zoppello www.wired.it 2024-10-13 04:20:00 ,